Il 15 ottobre del 1923 nasceva a Santiago de Las Vegas (Cuba) Italo Calvino, tra i più grandi scrittori italiani del Novecento. Come tutti i grandi ha lasciato opere che anticipano i tempi, e la cui attualità rimane immutabile. Il suo rapporto con la scienza e con la fantascienza è complesso e talvolta contraddittorio. L’autore de Le Cosmicomiche negava che nei suoi racconti ci fosse fantascienza, eppure chi li legge non può non trovare tracce, punti di contatto con i libri di Bradbury o con la saga di Star Trek, così come trova tangibili anticipazioni a temi di scienza vera, che solo oggi sono divenuti attuali, come l’intelligenza.
“Io vorrei servirmi del dato scientifico come d’una carica propulsiva per uscire dalle abitudini dell’immaginazione, e vivere magari il quotidiano nei termini più lontani dalla nostra esperienza; la fantascienza invece mi pare che tenda ad avvicinare ciò che è lontano, ciò che è difficile da immaginare”, diceva in un’intervista.
La fantascienza di Calvino, è stato fatto notare più volte, è una fantascienza “all’incontrario”: “la science fiction tratta del futuro, mentre ognuno dei miei racconti ha l’aria di fare il verso d’un mito delle origini. Ma non è tanto questo: è il diverso rapporto tra dati scientifici e invenzione fantastica”. Personaggi e situazioni nascono da combinazioni di eventi cosmici che, pur possibili, mai si sono verificati. Insomma, realtà parallele, distorsioni dello spaziotempo e forme di vita diverse, “strani, nuovi mondi”: leggendo Le Cosmicomiche o Ti con zero si può trovare questo e molto altro.
Qfwfq
A partire dal narratore e protagonista di molte storie di Italo Calvino, Qfwfq, entità dal nome impronunciabile e dalla natura indefinibile, vecchio quanto l’universo e testimone della sua evoluzione. Già il suo nome guarda al futuro, ricorda e anticipa il linguaggio informatico, con i suoi codici e le sue sigle. E l’essenza del personaggio porta “ai confini della realtà”: ha esperienza di tutto, perché a tutto è stato presente, già cosciente prima che esistesse la coscienza stessa, non ha una sua forma ma può assumere tutte le forme, e racconta i grandi eventi della storia del cosmo come se fossero favole. Da bambino giocava con i suoi amici a contare gli atomi di idrogeno o a far volare le galassie: non è difficile vedere in Qfwfq un riflesso del demiurgo dei filosofi greci, ma i fan della fantascienza lo possono avvicinare facilmente anche a Q, il personaggio di Star Trek onnipotente e giocherellone.
Ogni racconto di Qfwfq è preceduto da un breve testo scientifico, sorta di “antefatto”, la “carica propulsiva” di cui parlava lo stesso Calvino. Da qui prende le mosse la narrazione. Così nella seconda cosmicomica, Sul far del giorno si racconta la nascita del sistema solare, prendendo le mosse dalle teorie di G.P. Kuiper. Qfwfq e la sua famiglia esistevano in mezzo al nulla e al buio, quando il fratello del narratore annuncia al papà di aver giocato con “una cosa”. In quel momento tutto cambia, o meglio tutto ha inizio: “a un tratto tutto il buio fu buio, in contrasto con qualcos’altro che non era buio, cioè la luce”. Il fiat lux della creazione biblica o una gigantesca esplosione di energia che accende il sole.
Buchi neri e dinosauri
“Io una volta passando feci un segno in un punto nello spazio, apposta per poterlo ritrovare duecento milioni d’anni dopo, quando saremmo ripassati di lì al prossimo giro”. Giro, s’intende, del sole, che impiega circa questo tempo a compiere una rivoluzione completa della Galassia. Un segno, quello che vuole lasciare Qfwfq, completamente diverso da quello che possiamo concepire noi, poiché “lì non c’era niente che si distinguesse da niente”. Eppure questo segno non può non ricordarci quelli che noi abbiamo lanciato nello spazio, messaggi per gli alieni, biglietti da visita che raccontano la vita sulla terra a eventuali visitatori, concepiti dai nostri scienziati per essere compresi anche da menti extraterrestri.
Leggi tutto su www.wired.it
di Daniela Guaiti www.wired.it 2023-10-15 05:00:00 ,