L’innovazione deve essere messa al servizio della democrazia. E quest’ultima ha bisogno di una costante ricerca per poter funzionare al meglio, così da stare al passo con l’evoluzione dei tempi e garantire la migliore qualità della vita delle persone. È questo il pensiero con cui si è aperta all’università degli studi di Milano la prima assemblea civica estratta a sorte mai realizzata in Italia, promossa da Associazione Luca Coscioni ed Eumans.
Uno strumento di democrazia partecipativa già utilizzato in alcuni paesi del mondo, che vede riunirsi cittadini appartenenti a un campione rappresentativo per consultarsi con esperti su temi specifici, per poi elaborare raccomandazioni da porre all’attenzione delle istituzioni. La prima assemblea italiana di questo tipo si è tenuta il 19 e 20 ottobre alla presenza di 152 cittadini e si è focalizzata su un tema tanto di attualità quanto complesso e, secondo alcuni, divisivo: la genitorialità sociale. Abbiamo partecipato anche noi.
Cos’è l’assemblea civica estratta a sorte
Nel corso dell’assemblea civica sulla genitorialità sociale è stata usata più volte la parola “esperimento”. Non poteva essere altrimenti: quando una cosa si fa per la prima volta in assoluto è difficile prevedere come andrà e se ci sarà un seguito. Ma sin dall’inizio, sin dal suo annuncio, gli organizzatori Associazione Luca Coscioni ed Eumans, movimento politico paneuropeo della partecipazione civica rappresentato da Marco Cappato, hanno sottolineato di crederci parecchio in questo esperimento. Anche perché le esperienze internazionali ci dicono che funziona.
Come sottolinea l’Associazione Luca Coscioni, nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un importante aumento dell’uso di assemblee civiche estratte a sorte in tutto il mondo. Cittadini comuni che vengano estratti a sorte, facendo in modo da creare un campione rappresentativo della società per età, sesso, occupazione e altre caratteristiche. Di recente il modello si è affacciato anche in singoli paesi europei, con assemblee su temi come il fine vita che si sono tenute in Irlanda, Belgio, Polonia, Regno Unito e Francia. E anche nell’Unione europea, con la Conferenza sul futuro dell’Europa che nel 2022 ha visto la partecipazione in discussioni e tavole rotonde di 800 cittadini selezionati dai paesi comunitari, per poi presentare alle istituzioni europee proposte su temi relativi alla salute, ai cambiamento climatico, alla giustizia e alla democrazia.
L’obiettivo di questo strumento di democrazia partecipativa è proprio coinvolgere i cittadini nel dibattito su temi di rilevanza pubblica e metterli in connessione con le istituzioni, attraverso le loro proposte. Nel caso della prima assemblea civica estratta a sorte in Italia sulla genitorialità sociale sono stati selezionati 152 cittadini, che nel corso della mattinata del 19 ottobre hanno ascoltato i panel degli esperti. Il 20 ottobre un’ulteriore selezione casuale dei cittadini si è riunita in una serie di tavoli tematici, dove sono state discusse ed elaborate proposte da presentare alle istituzioni italiane ed europee.
Di cosa si è parlato
L’assemblea civica si è sviluppata attorno al complesso tema della genitorialità sociale. Con questo termine si fa riferimento alle forme di genitorialità che non sono necessariamente biologiche ma che possono derivare dal ricorso a pratiche come la fecondazione assistita e la gravidanza per altri. Un tema di grande attualità, tanto più da quando ormai un anno fa si è insediato il governo di destra guidato da Giorgia Meloni, impegnato in una crociata per la cosiddetta famiglia tradizionale che passa, tra le altre cose, da un disegno di legge per rendere la maternità surrogata (già vietata in Italia dalla legge 40 del 2004) un reato universale. E sull’onda di questo c’è stato anche spazio per una contestazione nei confronti dell’assemblea civica organizzata all’Università Statale: un volantinaggio fuori dalla sala, con fogli in cui si definisce la democrazia a sorteggio “una dittatura”, si parla di “convegni teleguidati”, di promozione di temi che “distruggono i principi morali” e altre cose che siamo soliti sentir dire da chi ha usato in modo serio almeno una volta nella vita l’espressione “ideologia gender”.
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di Luigi Mastrodonato www.wired.it 2023-10-20 15:02:39 ,