In Israele con gli anni cresciuto un patto sociale non scritto tra Stato e cittadinanza: le famiglie affidano le vite dei loro figli all’esercito, consapevoli che il governo in carica far di tutto per riportarli a casa
DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME — Sino a che punto lo Stato pu permettersi di mettere a rischio la propria sicurezza pur di liberare i singoli cittadini nelle mani del nemico? Se guardiamo alla Storia scopriamo che i parametri sono profondamente cambiati nel tempo. Con gli anni cresciuto in Israele una sorta di patto sociale non scritto, eppure ben codificato nell’ethos collettivo, tra Stato e cittadinanza, per cui le famiglie affidano le vite dei loro figli (ragazzi e ragazze) all’esercito, consapevoli per che il governo in carica far di tutto per riportarli a casa. E la cosa vale anche per i riservisti, allargando cos la valenza del patto.
sufficiente per ricordare le polemiche divampate nel 2011, quando l’allora esecutivo di Benjamin Netanyahu accett di liberare 1.027 palestinesi considerati pericolosi (tra loro 78 accusati di orribili attentati terroristici) in cambio del sergente Gilad Shalit catturato da Hamas a Gaza, per notare che non sono mai mancati gli oppositori alla politica delle facili prigioni aperte. Uno degli argomenti resta che i nemici faranno del loro meglio per catturare ostaggi per poi ottenere il ritorno dei loro compagni, o comunque creare degli scudi, come avvenuto il 7 ottobre. Negli anni…
Author: Lorenzo Cremonesi
Data : 2023-10-29 20:04:20
Dominio: www.corriere.it
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