A Roma, Milano e Napoli servono più taxi. E l’aumento del 20% delle licenze autorizzato dal decreto Asset varato dal governo non è sufficiente. A dirlo, in una nota, è l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ovvero l’Antitrust. Ente che lo scorso 1 agosto aveva avviato un’istruttoria relativa alle auto bianche attive in queste tre città
“Dall’analisi delle risposte fornite dai comuni alle richieste di informazioni inviate dall’Autorità è emersa una diffusa e strutturale inadeguatezza del numero delle licenze attive rispetto alla domanda del servizio taxi – si legge nel comunicato diffuso da piazza Verdi -. Questa situazione ha generato un numero molto elevato di richieste inevase e di tempi eccessivamente lunghi di attesa per l’erogazione del servizio”.
I numeri delle licenze attive raccolti dall’Antitrust rispecchiano quelli raccolti da Wired nella sua inchiesta sui taxi: 7.962 contro 7.838 a Roma, 4.853 contro 4.855 a Milano, mentre coincidono esattamente le 2.634 di Napoli. Anzi, sarebbe da capire perché vi siano delle discrepanze sui dati del Campidoglio e di Palazzo Marino e se l’origine possa essere legata a una differenza temporale, dato che Wired ha effettuato la sua richiesta a giugno. Se nel caso di Milano parliamo tuttavia di due licenze, nel caso di Roma la differenza supera le cento.
L’Antitrust definisce “grave” la situazione del mercato dei taxi in queste città, ricordando come “la domanda di questo servizio rimane ad oggi costantemente insoddisfatta” e sottolinea la necessità di “aprire alla concorrenza”. E di farlo “spingendo l’aumento oltre il tetto del 20% fissato in via straordinaria nel cosiddetto decreto Asset”.
Il riferimento è al provvedimento assunto in estate dal governo Meloni. Una norma contestata dai sindaci perché prevede che l’intero importo delle licenze cedute a titolo oneroso sia ceduto ai tassisti. La norma precedente consentiva ai comuni di incassare fino al 20% di questa somma. Col risultato che, ipotizzando un costo di 175mila euro a licenza come quello visto a Bologna nel 2018, ogni tassista incasserebbe 35mila euro. Denaro frutto di una mera rendita di posizione.
Ma non è tutto. Per migliorare la qualità del servizio, l’Antitrust “auspica anche l’adozione di misure aggiuntive”. Ovvero la regolamentazione delle doppie guide, oggi non presenti a Napoli, “l’implementazione del taxi sharing e l’efficientamento dei turni, per renderli più flessibili”. Da ultimo, l’Autorità raccomanda “un monitoraggio, attivo ed efficace, sull’adeguatezza dell’offerta del servizio taxi e sull’effettiva prestazione del servizio stesso, adottando adeguati meccanismi di controllo, i cui esiti dovranno essere adeguatamente pubblicizzati”.
Leggi tutto su www.wired.it
di Riccardo Saporiti www.wired.it 2023-11-03 11:42:16 ,