La svolta quando Schlein (deputata) ha alzato i toni contro «una riforma pericolosa», a quel punto la premier ha detto basta
La notizia del testacoda, che ha spiazzato Forza Italia e fatto infuriare le opposizioni, arriva alle dieci del mattino sotto la voce «fonti di governo». Due righe secche, per dire che il disegno di legge con cui il governo punta a introdurre l’elezione diretta del premier
inizierà il suo viaggio parlamentare dal Senato e non più dalla Camera. Due righe, che tra Montecitorio e Palazzo Madama vengono lette come un diktat di Palazzo Chigi. Perché Giorgia Meloni ha deciso di sfilare ai deputati «la madre di tutte le riforme», destinata a traghettare l’Italia nella «terza Repubblica»? Ragioni strategiche, politiche e anche regolamentari, che hanno a che fare con le tensioni tra i partiti e con la necessità di depotenziare le armi delle opposizioni.
Alla Camera la riforma era attesa come un pacco dono. Poiché l’Autonomia firmata da Roberto Calderoli e cara a Matteo Salvini ha iniziato il viaggio dal Senato, tutti si aspettavano che l’iter della riforma costituzionale sarebbe partito da Montecitorio. Anche perché la ministra è di FI e così il presidente della commissione Affari costituzionali, Nazario Pagano. E invece no, dietrofront. «Alla Camera eravamo pronti, ma l’importante è fare un buon lavoro», fa buon viso il berlusconiano Paolo Emilio Russo. Maria Elisabetta Casellati assicura che dentro FI…
Author: Monica Guerzoni
Data : 2023-11-09 06:11:47
Dominio: www.corriere.it
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