Giusto per dimostrare di saper sostenere ogni tipo di parte, Park investe l’anno dopo in un ruolo opposto rispetto ai precedenti in cui era il ragazzo di basso ceto e di buoni sentimenti. In questo k-drama romantico (con un tocco di crime), affronta un ruolo delle favole tipico dei drama e dei cartoni: il chaebol, ovvero l’erede ricchissimo e arrogante di un’azienda a conduzione familiare che si innamora della ragazza ingenua e di classe sociale inferiore. La serie trasgredisce parzialmente le regole perché il suo Lee Young-Joon fa il duro ma è un bonaccione ed è terrorizzato dal contatto fisico, mentre la sua spasimata – la segreteria Kim Mi-So (Park Min-Young) – è insolitamente scaltra e manipolatrice. Secretary Kim invade subito i social grazie a Park che si fa la doccia e soprattutto all’ilare ego del suo personaggio, che irradia letteralmente un’aura di perfezione di splendore.
The Divine Fury (2019)
Una costante nella carriera di Park è quella di alternare film a serie, drammi a commedie e action. Ovviamente, dopo Secretaty Kim, Park torna al cinema, questa volta con un action horror sulle possessioni demoniache dove torna a interpretare un campione imbattibile di arti marziali miste, Yong-hoo che, letteralmente, scaccia gli indemoniati a suon di cazzotti. La premessa appare ridicola ma in realtà The Divine Fury è un horror sugli esorcismi in piena regola con tanto di preti cattolici, ingerenze del Vaticano, citazioni in latino e italiano, posseduti che si arrampicano sui muri e un villain arrogante (Woo Do-Hwan) che si trasforma in raccapricciante serpentone. Il regista di Midnight Runners regala, per l’occasione, a Park un eccellente piano sequenza di lotta in cui massacra un’orda di guerrieri indemoniati in cui sfoggia le sue doti marziali.
Itaewon Class (2020)
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di Lorenza Negri www.wired.it 2023-11-10 13:00:00 ,