Se non si interviene tempestivamente si rischia la vita. È lo shock anafilattico, fenomeno che si ipotizza essere stato fatale per un uomo di 44 anni che il 31 dicembre scorso si era recato al Pronto soccorso dell’ospedale San Camillo di Roma per un mal di gola. La procura, infatti, sta ora indagando se a causare il decesso dell’uomo sia stato un shock anafilattico dovuto a un farmaco. Ma di che si tratta esattamente?
Cos’è lo shock anafilattico
Lo shock anafilattico è una reazione allergica grave. A scatenarlo possono essere diversi allergeni, ossia sostanze capaci di scatenare appunto reazioni allergiche. Questi possono essere alimenti, come noci, latte, crostacei e alcuni frutti. Oppure medicinali, come gli antibiotici e i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans). E ancora: veleno e punture di insetti, sostanze usate per l’anestesia, mezzi di contrasto, lattice. “I disturbi (sintomi) di un’allergia di solito non mettono in pericolo la vita – precisano dall’Istituto superiore di sanità (Iss) – ma una reazione allergica grave può provocare uno shock anafilattico che diventa anche più grave dopo un’esposizione successiva alla prima”.
Cose succede al corpo e quali sono i sintomi
Con lo shock anafilattico si può arrivare al collasso respiratorio, e quindi, alla morte. È causato, infatti, da una eccessiva reazione del sistema immunitario che produce anticorpi (IgE) e rilascia una serie di sostanze chimiche, come l’istamina, che provocano un calo repentino della pressione sanguigna e una restrizione delle vie respiratorie. Lo shock anafilattico, infatti, si manifesta con una serie di sintomi che compaiono all’improvviso e che peggiorano rapidamente. Tra questi ci sono: battito cardiaco rapido e debole, stordimento, sudorazione, nausea, vomito, eruzione cutanea, difficoltà respiratorie e edema di lingua e gola.
Prevenzione e terapie
Se una persona sa di essere allergica o ha già avuto in precedenza uno shock anafilattico è importante prevenire altri episodi. Come consiglia l’Iss è, quindi, importante identificare eventuali fattori scatenanti, evitarli e portarsi sempre un auto-iniettore di adrenalina, terapia di prima linea che riduce la risposta allergica, impedisce il peggioramento dello shock e che può quindi salvare la vita. “È opportuno che le persone allergiche imparino a usare l’auto-iniettore e si assicurino che le persone più vicine sappiano usarlo”, sottolineano gli esperti. Ci sono, inoltre, altre terapie utili come l’utilizzo di ossigeno per aiutare la respirazione, gli antistaminici per via endovenosa e il cortisone per ridurre l’infiammazione delle vie aeree e, infine, i beta-agonisti per alleviare i sintomi respiratori. Nei casi di emergenza, come precisano dall’Iss, bisogna per prima cosa chiamare il 118, “somministrare l’adrenalina (epinefrina), attraverso un auto-iniettore, se disponibile; posizionare la persona sdraiata con le gambe sollevate, controllare il polso e la respirazione, e, se necessario eseguire il massaggio cardiaco o altre misure di primo soccorso”.
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di Marta Musso www.wired.it 2024-01-05 10:59:58 ,