È la più importante biblioteca britannica, una delle cinque istituzioni del Regno Unito che conservano una copia di ogni lavoro pubblicato nel paese. Nei suoi archivi si trovano oltre 170 milioni di opere: libri, giornali, paper scientifici, manoscritti, brevetti, dischi e tantissimo altro. Tutto materiale che viene consultato ogni giorno da migliaia di scrittori, ricercatori, accademici e semplici utenti.
O almeno era ciò che avveniva fino a quando, lo scorso ottobre, la British Library di Londra non è stata colpita da un attacco ransomware che ha reso inutilizzabile l’intero catalogo online. La situazione è ulteriormente peggiorata dopo che la biblioteca ha rifiutato di pagare le 600mila sterline (circa 700mila euro) chieste per il riscatto: decisione che ha provocato la reazione degli hacker e portato alla pubblicazione di centinaia di migliaia di documenti rubati, tra cui i dati personali degli impiegati e degli utenti della biblioteca.
Stando a quanto riporta il Financial Times, gli hacker hanno inoltre venduto sul dark web, per una cifra ignota, il 10% dei file in loro possesso a un singolo offerente. Peggio ancora, per ripristinare il servizio la British Library dovrà spendere una cifra stimata attorno ai 7 milioni di euro, circa il 40% delle sue intere riserve economiche e dieci volte la cifra richiesta dagli hacker. Il ministero della Cultura sta lavorando assieme all’istituzione londinese, ma per il momento non è chiaro se ci sarà un supporto economico da parte del governo, mentre la biblioteca spiega che “mantiene le proprie riserve finanziarie proprio per affrontare degli eventi inaspettati”.
Alcune funzionalità dovrebbero ripartire nel giro di pochi giorni, ma affinché la biblioteca torni completamente funzionale potrebbe volerci più di un anno. Nel frattempo, gli impiegati che lavorano all’interno della British Library sono costretti a cercare i libri alla vecchia maniera: consultando i registri cartacei e poi recandosi sugli scaffali per recuperare i volumi richiesti dai clienti che si recano fisicamente alla biblioteca.
A supportare la biblioteca è anche la società di cybersicurezza NCC Group, che ha già ricevuto circa 300mila euro per fornire una risposta all’attacco del gruppo hacker Rhysida, il quale ha rivendicato l’attacco lo scorso novembre. Già noto alle autorità per aver colpito l’ospedale londinese King Edward VII e la società di stato cinese Energy China, Rhysida ha collegamenti con il gruppo russo Vice Society ed è da tempo uno dei gruppi cybercriminali più temuti a livello internazionale.
La British Library è stata fortemente criticata per aver impiegato più di un mese a rendere pubblico l’attacco di cui era stata vittima. Più in generale, quanto avvenuto evidenzia il rischio che si corre quando un numero molto ristretto di istituzioni gioca un ruolo così importante nella erogazione di servizi essenziali per la cittadinanza: “Nelle nostre società abbiamo questi punti di vulnerabilità sulla cui fragilità non riflettiamo abbastanza”, ha spiegato sempre a FT Jamie MacColl, del think tank Royal United Services Institute. “Quanto avvenuto è un utile campanello d’allarme per riflettere sulla nostra infrastruttura critica nazionale”.
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di Andrea Daniele Signorelli www.wired.it 2024-01-11 10:44:19 ,