L’idea di OpenAI è quella di integrare l’interfaccia testuale di ChatGPT con le nuove app. Le informazioni provenienti dalle applicazioni GPT, come Consensus, vengono presentate sotto forma di testi colloquiali molto simili a quelli di ChatGPT, con un’interfaccia che si distingue in base all’app che si utilizza. In pratica un utente entra in un GPT specifico, come la guida escursionistica AllTrails o lo strumento di design Canva e fa una domanda proprio come farebbe con il tradizionale ChatGPT, ricevendo una risposta specifica in base all’app che si sta usando.
Allo stesso tempo, ChatGPT fa anche da “traduttore” o assistente per i vari GPT. Quando per esempio Wired US ha chiesto al GPT di AllTrails un consiglio per un’escursione di due ore a Berkeley, in California, il bot ha chiesto il permesso di richiamare le Api di AllTrail e ha passato la query all’app, mostrando poi i risultati.
Dal punto di vista della moderazione dei contenuti, i GPT del nuovo store rispettano le stesse nrome e linee guida che OpenAI utilizza per il suo chatbot. Quando gli è stato chiesto di progettare un invito a una festa di compleanno con dei nazisti, il GPT di Canva ha risposto: “Mi dispiace, non posso rispondere a questa richiesta”. E anche se è improbabile che aziende importanti decidano di violare le politiche di OpenAI per i loro contenuti, alcuni creatori di GPT e i loro utenti potrebbero invece farlo; per questo, l’azienda dovrà prendere in considerazione la creazione di un nuovo livello di sicurezza e moderazione dei contenuti per far rispettare le proprie regole anche alle nuove app.
Remunerazione dei creatori
OpenAI ha dichiarato che nel primo trimestre di quest’anno introdurrà un modello di pagamento per gli sviluppatori di applicazioni GPT. Per il momento l’azienda si è limitata a dire che il pagamento cambierà in base agli utenti che i GPT riusciranno a coinvolgere. A differenza dell’App Store di Apple, dove il guadagno è sempre ripartito nello stesso modo – 70% per l’azienda e il 30% per gli sviluppatori – i pagamenti agli sviluppatori dello store di OpenAI cambieranno quindi in base al successo dell’app, al numero dei download e alla capacità di attirare nuovi utenti sulla piattaforma.
Anwar Haneef, direttore generale e responsabile degli ecosistemi di Canva, ha detto che la sua azienda non ha ancora discusso della monetizzazione del proprio GPT con OpenAI, ma che lo farà presto. Olson, l’amministratore delegato di Consensus, sottolinea invece che vorrebbe più chiarezza su quella che chiama “la road map della condivisione dei ricavi” di OpenAI, ma aggiunge di capire perché l’azienda ha puntato su un modello che prevede la tariffazione in base all’utilizzo degli utenti, in linea con il suo core business. Ma a prescindere dalla futura condivisione degli introiti, a volte le aziende decidono di orientarsi semplicemente dove si concentrano le maggiori attenzioni. E in questo momento ChatGPT è senza dubbio il centro dell’universo tecnologico.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired Us.
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di Lauren Goode www.wired.it 2024-01-11 15:36:42 ,