L’Amazzonia custodisce un doppio patrimonio, di cui quello ambientale, che per una lunga lista di motivi necessita a tutti i costi di essere protetto, è il più noto. Nel corso del tempo, però, si sta delineando sempre più chiaramente anche il valore storico-culturale di questa regione, culla di civiltà molto più antiche di quanto potessimo pensare in passato. E, a questo proposito, uno studio appena pubblicato su Science ci permette di fare un ulteriore balzo in avanti nella comprensione e nella conoscenza di questi antichi e misteriosi mondi: un gruppo di ricercatori, guidato da Stéphen Rostain del French National Center for Scientific Research di Parigi, ha infatti svelato l’esistenza di una rete di città e strade che risale a 2.500 anni fa, la più antica finora scoperta in Amazzonia.
Dove si trova e come è stata scoperta
Il ritrovamento riguarda la Upano Valley, che si trova nella porzione ecuadoriana dell’Amazzonia, ed è stato reso possibile grazie alla tecnologia Lidar (Light Detection and Ranging). Quest’ultima sta letteralmente rivoluzionando il mondo dell’archeologia, e ha permesso l’identificazione di molti siti di interesse specialmente in America centrale e in Sud-America, dove l’estensione e l’impenetrabilità della foresta pluviale impediscono la semplice perlustrazione via terra. Il Lidar consente infatti di fare una sorta di scansione dall’alto di ciò che rimarrebbe altrimenti nascosto nel fitto della vegetazione.
A questo scopo, gli strumenti Lidar, solitamente caricati a bordo di droni o piccoli elicotteri, emettono raggi laser che vengono poi riflessi dagli oggetti colpiti in modo e con tempistiche diverse a seconda della distanza e del loro orientamento nello spazio. Rilevando i raggi riflessi è possibile quindi ottenere informazioni che vengono poi trasformate in una vera e propria mappa tridimensionale della “scena” scannerizzata.
Nel caso specifico, attraverso questa tecnica e grazie ad una collaborazione multidisciplinare durata oltre vent’anni, sono stati scoperti i resti di costruzioni e infrastrutture che gli esperti paragonano a quelli dei sistemi urbani costruiti dai Maya e situati in Messico e Guatemala. Le analisi condotte da Rostain e collaboratori hanno infatti documentato l’esistenza di 15 insediamenti di varie dimensioni, disposti su un’area di circa 300 chilometri quadrati e caratterizzati dalla presenza di sistemi di drenaggio dei fiumi e di altre costruzioni di tipo agricolo. Ma, a detta degli autori, l’aspetto più sorprendente è la presenza di un’estesa e complessa rete di strade e sentieri progettata per collegare i vari centri urbani e l’entroterra circostante. Le informazioni ottenute attraverso gli scavi archeologici indicano che questi centri siano stati costruiti e occupati fra il 500 a.C. e il 300-600 d.C. da gruppi appartenenti alle culture Kilamope e Upano.
“Tale scoperta – concludono gli autori – è un altro vivido esempio della sottovalutazione del duplice patrimonio dell’Amazzonia: ambientale ma anche culturale”.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2024-01-12 15:15:50 ,