Ma è un termometro importante e credibile: Il segretario Onu Antonio Guterres l’ha definito “l’orologio dell’allarme globale”. Fu creato nel 1947 dagli scienziati del Manhattan Project che crearono le bombe di Hiroshima e Nagasaki. Il Bulletin e l’orologio furono un tentativo di espiazione per il mostro che avevano scatenato.
Robert Hoppenheimer fu il primo presidente del Board of Sponsor creato da Albert Einstein, che con 14 premi Nobel diede vita al Bollettino degli scienziati atomici.La prima volta, nel 1947, le lancette si fermarono a 7 minuti dalla mezzanotte nucleare. Due anni più tardi scese a 3, quando i sovietici fecero esplodere la prima bomba all’idrogeno, avviando la folle corsa al riarmo degli anni successivi.
Il punto più lontano dal disastro – 17 minuti – fu nel 1991, alla fine della Guerra fredda, quando Usa e Russia firmarono lo START, il primo trattato sulla riduzione delle armi strategiche. Col crescente deterioramento del sistema internazionale, nel 2020 gli scienziati di Chicago decisero di calibrare l’orologio in secondi, non più in minuti: cento secondi quell’anno, 90 dall’anno scorso.
I secondi danno un’idea più chiara dell’urgenza, del poco tempo che rimane. Da qualche anno gli scienziati del Bollettino hanno aggiunto agli arsenali altre cause che insieme al nucleare rischiano di portare all’Armageddon del genere umano. I mutamenti climatici, la disinformazione, le pandemie. Ora anche l’Intelligenza Artificiale.
Per molti versi l’AI assomiglia molto alla bomba atomica: una volta creata, è impossible richiudere il genio nella lampada. Regolarla si sta dimostrando estremamente difficile: come l’arma nucleare e i suoi trattati che ne hanno a volte limitato ma mai distrutto gli arsenali. Come dicono gli scienziati del Bollettino, l’ombra di una catastrofe nucleare accompagna le nostre vite da diverse generazioni. Più passa il tempo, meno è sola.