MILANO — Il ciclo mestruale incide sul rendimento delle sportive. Si potrebbe pensare a un’ovvietà, mentre si tratta anche e soprattutto di un tabù, finalmente abbattuto da un convegno dell’Aic e dall’Aiac, l’associazione italiana calciatori e allenatori, che ha affrontato scientificamente la questione. Il corposo dossier, presentato appunto durante il forum milanese dal titolo “Women4 Football. Calcio femminile: dal campo alla scienza”, parte da un sondaggio tra calciatrici e staff tecnici della Serie A italiana, illustrato da Fabio Poli, direttore organizzativo dell’Aic: 27 domande agli staff tecnici e 45 alle calciatrici.
La gestione del ciclo mestruale nel calcio femminile
Se ne evince che il 90% delle calciatrici professioniste del massimo campionato italiano svolge 5 o più allenamenti a settimana, che il 75% è sottoposto a un monitoraggio del ciclo mestruale e che per il 39% degli intervistati gli allenamenti ne tengono conto. Per il 68% il ciclo influisce sulla prestazione: il sintomo principale è la stanchezza, seguito da dolori addominali e alla schiena. La correlazione tra ciclo e infortuni (73% al ginocchio, di cui il 24% al crociato anteriore, e 57% alla caviglia) non è provata, ma appare chiara l’utilità dell’allenamento differenziato. Altrettanto palese, dato il ricorso a psicologi dello sport messi a disposizione dai club e a psicologi personali, è che il ciclo influisce sullo stato psicologico, in un mondo in cui il 41% delle calciatrici interpellate ammette di soffrire di ansia. Il sonno è la migliore terapia: il 92% dorme più di 6 ore a notte e ottiene un buon recupero dal sonno.
Calcio femminile: maggiore velocità, più infortuni
Dal responsabile medico della Nazionale femminile e dell’Empoli Luca Gatteschi, vice del professor Castellacci al Mondiale 2006, è arrivato un dato importante: lo studio Uefa su 1527 infortuni nel calcio femminile dal 2018 rileva la crescita degli infortuni ai muscoli posteriori della coscia, come tra i calciatori uomini, mentre 7 anni fa erano più numerosi gli infortuni al quadricipite: è la conseguenza della maggiore velocità del gioco. Quanto agli episodi di concussione (lesioni cerebrali di origine traumatica), sono doppi rispetto agli uomini.