Come disse (più o meno) Marco Antonio: non vengo per giustificare Allegri, vengo per comprenderlo. E per comprendere Klopp. E per comprendere tutti gli allenatori che, subito dopo la fine della partita, devono andare ai microfoni di (almeno) quattro televisioni diverse e rispondere alle domande che ricevono: spesso le stesse (di sicuro la stessa se li ha messi in difficoltà in un collegamento precedente). Non è una coincidenza che nella medesima domenica Allegri e Klopp siano sbottati (a torto, certo) nell’identica maniera. L’allenatore del Liverpool l’ha fatto rispondendo al rappresentante di una tv scandinava (perché?) che gli chiedeva: “Come mai nei tempi supplementari il vostro gioco perde d’intensità?”. In effetti: comincia a correre e riparliamone fra un’ora e mezza.
Nell’elefantiasi del calcio contemporaneo un allenatore di successo che va in fondo a un paio di competizioni e altrettante ne gioca, affronta una settantina di partite, circa trecento interviste post-partita, più o meno millecinquecento quiz. Che ce ne scappi uno non geniale è probabile. Ci vuole controllo. C’è, alle sue spalle, non inquadrato, l’ufficio stampa con il guinzaglio, ma spesso non basta. L’ex allenatore del Celtic e della nazionale scozzese, Gordon Strachan, ha confessato che: “Ci si sente come un animale ferito, assalito da un branco, messo all’angolo mentre qualcuno ti pungola con un bastone”. Lui è quello che al quesito: “Avete perso l’imbattibilità, pensa di farsene una ragione?”, rispose: “No, ora crollo, vado a casa, divento un alcolizzato e mi butto da un ponte, che ne dice?”.
Poche categorie sono così scrutinate. Non è che un professore di liceo, uscendo da una lezione sul Risorgimento, si trovi davanti il cronista locale, un ex alunno e un collega in pensione che gli chiedono: “Perché ha riservato così poco spazio alla corrente cattolica e al Gioberti? Non poteva proprio dare la sufficienza a Baldini?”. Ma non era il docente a interrogare?
Soltanto ai politici tocca lo stesso fuoco di fila. Braccano Conte per strada per verificare se l’area del campo largo si è modificata di qualche centimetro quadrato. Una sera sì e una no, in un giardinetto, Lupi ribadisce a sguardi vitrei quanto siano indispensabili Loro Moderati. Se la cercano però. Al microfono anelano. E ce n’è sempre uno pronto. È l’era delle domande (per le risposte si stanno attrezzando). Non sia mai che la premier cancelli un question time. It’s always question time. Anche se ai più scafati sorge spontanea l’inevasa domanda di Corrado Guzzanti all’aborigeno: “Ma che ce dovemo di’?”.