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Lo scontro tra Pd e 5 Stelle si radicalizza, ma la prospettiva del proporzionale alle Europee crea tensioni anche nel centrodestra
Accennare ai contrasti nella maggioranza di destra mentre Pd e M5S si azzuffano senza requie può apparire paradossale. Lo scontro tra Elly Schlein e Giuseppe Conte ricalca, forse perfino in modo più crudo, il canovaccio conflittuale dei grillini contro la segreteria di Enrico Letta: quando si spiegava che senza un cambio al vertice il dialogo sarebbe stato impossibile. Il cambio c’è stato, e la situazione è peggiorata: a conferma di un rapporto basato su equivoci e ipocrisie sulle rispettive identità. In più, le ombre pesanti che si allungano sul partito di Schlein dalla Puglia al Piemonte ripropongono l’ipoteca di un potere esercitato troppo a lungo, e alla fine inquinato da un clientelismo così diffuso da far muovere la magistratura: un limite che il Movimento 5 Stelle ha deciso di sottolineare con la spregiudicatezza di chi cerca voti a spese del presunto alleato.
Ma è su questo aspetto che i destini dei partiti si incrociano senza distinzione di schieramento. E perfino la maggioranza fatica a apparire in armonia. Quando il governatore Pd dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, avverte Conte che senza il suo appoggio il Movimento sarà isolato, trascura un dettaglio: nelle elezioni europee ogni formazione tende a isolarsi. È quasi obbligata a farlo perché il sistema proporzionale esalta non lo…
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di Massimo Franco
www.corriere.it
2024-04-08 19:00:55 ,