La mattina del 15 agosto 1534, nella cripta della chiesa di San Pietro di Montmartre, a Parigi, Ignazio di Loyola e sei suoi compagni di teologia alla Sorbona – tra i quali Francesco Saverio e Pietro Favre – fecero voto di castità e povertà, giurando che, una volta completati gli studi, sarebbero partiti in pellegrinaggio in Terra Santa per convertire gli infedeli. Erano gli albori della Compagnia di Gesù. Quindici anni più tardi – 15 agosto 1549 – quello stesso Francesco Saverio sbarcò a Kagoshima, il primo missionario gesuita nel Sol Levante. Il suo obiettivo era ambizioso: evangelizzare il Giappone. All’inizio i nipponici si rivelarono piuttosto refrattari: per esempio li disturbava l’idea che gli spiriti dei propri antenati potessero essere finiti all’inferno. Comunque, dopo le prime difficoltà, anche linguistiche, l’attività missionaria iniziò a svilupparsi e Francesco ripartì per la Cina (dove è deceduto). Com’è noto, la comunità cattolica in Giappone fiorì per molti anni, fino a contare forse centinaia di migliaia di membri, tra il popolo come tra l’aristocrazia feudale, soprattutto a sud, sull’isola di Kyushu. Poi arrivò Toyotomi Hideyoshi, il secondo “grande unificatore” del Sol Levante. Lui cominciò a percepire il proselitismo cristiano – sponsorizzato da Spagna e Portogallo – come una minaccia all’integrità dello Stato (e forse non aveva così torto…). E poi i nobili cristiani presero a bruciare i templi buddisti e a perseguitare imonaci. Seguì feroce e totale repressione.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-08-15 00:00:00 ,www.repubblica.it