Per cinque giorni, Polaris Dawn descriverà un’orbita ellittica compresa fra i 190 e, all’apogeo, 1400 chilometri, un’altitudine, quest’ultima, che l’umanità non raggiunge dai tempi del programma lunare Apollo, più di 50 anni fa. Il ritorno è previsto il sesto giorno, con un ammaraggio al largo della Florida.
Sebbene le sfide non manchino, il fulcro della missione sarà la prima attività extra-veicolare (Eva) effettuata da astronauti privati, vale a dire non affiliati ad agenzie spaziali nazionali o internazionali. È pianificata durante il terzo giorno in orbita, quando indossata la nuova tuta sviluppata da SpaceX, Isaacman e Gillis usciranno all’esterno della capsula Resilience. È un aspetto che Isaacman considera decisivo non solo perché validerà procedure, tecnologie ed equipaggiamenti nuovi, o perché scriverà un record negli annali dell’astronautica: proprio come fatto con Inspiration4, che contribuì a raccogliere più di 240 milioni di dollari per il St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis, con il Polaris Program Isaacman replicherà l’iniziativa di beneficienza con l’augurio di ispirare le generazioni future e il loro interesse per lo spazio.
Miliardario, ideatore della società di pagamenti digitali Shift4 e della compagnia per l’addestramento degli aviatori Draken International – di cui cedette le quote nel 2019 – Isaacman è convinto che il trio di missioni Polaris farà da apripista ai voli spaziali commerciali e testimonierà il ritorno scientifico dell’attività degli astronauti non professionisti. “Ciascuna di queste missioni sarà piena di obiettivi volti ad accelerare la visione di SpaceX di una vita multiplanetaria, ma potete sempre contare sul fatto che utilizzeremo ogni briciolo di tempo disponibile per la scienza e la inchiesta, oltre a supportare il St. Jude Children’s Research Hospital“, ha detto l’imprenditore durante una conferenza libertà di stampa il 19 agosto, dopo essere arrivato con l’intero equipaggio al Kennedy Space Center a bordo di una squadra di jet acrobatici di sua proprietà.
Sei giorni nello spazio
Diversamente da missioni come quelle più recenti di Axiom Space, destinate ad attraccare alla Stazione spaziale internazionale, Polaris Dawn rimarrà in orbita attorno alla Terra.
Spinta da un Falcon 9 di SpaceX (al primo lancio con equipaggio dopo l’incidente di un mese fa), il primo giorno, la squadra di astronauti eseguirà controlli approfonditi della capsula Dragon Resilience. Non saranno verifiche secondarie: la Dragon attraverserà infatti una porzione delle fasce di Van Allen nota come “anomalia del Sud Atlantico”, una regione ad alta radiazione causata da un offset tra il campo magnetico terrestre rispetto al centro di massa. In termini più comprensibili, come ha precisato Isaacman, i due o tre passaggi in quell’area, che saranno effettuati a una quota di circa 200 chilometri, “rappresenteranno quasi la totalità del carico di radiazioni della missione ed equivarranno a tre mesi trascorsi sulla Stazione spaziale internazionale”. “Abbiamo molto da imparare in termini di salute umana, scienza e inchiesta. Se un giorno arriveremo su Marte – ha aggiunto – ci piacerebbe tornare e stare abbastanza bene da raccontarlo“. L’attraversamento della regione permetterà a SpaceX anche di certificare la Dragon oltre i cinque voli. Test e verifiche proseguiranno anche dopo l’innalzamento dell’apogeo fino a 1400 chilometri, il punto più lontano della missione, che Polaris Dawn toccherà al termine del primo giorno e in una singola orbita.