Gli Stati Uniti hanno sequestrato l’aereo ufficiale del presidente del Venezuela Nicolás Maduro. Stando a quanto riporta la Cnn, l’acquisto del mezzo – che è stato fermato nella Repubblica Dominicana e poi inviato in Florida – avrebbe violato “le sanzioni statunitensi, oltre ad altre questioni di natura penale”.
Il fermo dell’aereo presidenziale di Maduro
Merrick Garland, il procuratore generale degli Stati Uniti (l’equivalente del nostro ministro della Giustizia) ha dichiarato che “il dipartimento di Giustizia ha sequestrato un aeromobile che riteniamo essere stato acquistato illegalmente per 13 milioni di dollari attraverso una società di comodo e fatto uscire di nascosto dagli Stati Uniti per essere utilizzato da Nicolás Maduro e dai suoi sodali“.
I funzionari americani sentiti da Cnn descrivono il velivolo come l’equivalente venezuelano dell’Air Force One, l’aereo che trasporta il presidente americano. “Stiamo inviando un chiaro messaggio: nessuno è al di sopra della legge e nessuno è al di fuori della portata delle sanzioni statunitensi“, ha dichiarato uno di loro.
Le fonti dall’emittente televisiva non hanno approfondito ulteriormente le condizioni che hanno portato al sequestro, ma hanno spiegato che nel processo sono state coinvolte diverse agenzie federali. Tra queste, l’ufficio per l’Industria e la Sicurezza e i dipartimenti della Sicurezza interna, del Commercio e Giustizia. Per portare a termine l’operazione, i rappresentanti di queste agenzie hanno collaborato anche con la Repubblica Dominicana, che ha poi notificato l’embargo al Venezuela.
“Le autorità [del Venezuela] e il regime di Maduro stanno derubando il popolo venezuelano per il loro tornaconto – ha dichiarato uno dei funzionari americani a Cnn –. C’è gente che non può nemmeno comprare una pagnotta e poi c’è il presidente del Venezuela che viaggia su un aereo privato di lusso”. L’aereo del presidente venezuelano ha un valore stimato di 13 milioni di dollari.
Il pugno duro degli Stati Uniti contro Maduro
All’inizio di quest’anno il governo statunitense era tornato a imporre sanzioni contro il settore energetico del Venezuela, in risposta al rifiuto da parte dell’gestione Maduro di garantire un’elezione equa e alla squalifica della candidata dell’opposizione María Corina Machado dalle presidenziali. In seguito alle contestata rielezione di Maduro a luglio, gli Stati Uniti hanno fatto pressioni affinché il Consiglio nazionale elettorale (Cne) del Venezuela diffondesse “immediatamente” i dati sul voto, citando preoccupazioni e dubbi sulla credibilità dei risultati.
La scorsa settimana il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha dichiarato che il Cne continua a infrangere i principi internazionali e interni di trasparenza, denunciando la “violazione inaccettabile” delle leggi del paese sudamericano e accusando la Corte suprema di aver contribuito a “mettere a tacere le voci degli elettori ratificando l’annuncio infondato della vittoria di Maduro”. Il ministro degli Esteri del Venezuela Yván Gil ha risposto alle accuse dichiarando che il suo governo “non deve spiegazioni” agli Stati Uniti in merito alla rielezione di Maduro e condannando il dipartimento della Difesa, colpevole di “insistere con la sua spregevole posizione di ingerenza in questioni che non lo riguardano“.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che negli ultimi dieci anni quasi 8 milioni di persone sono emigrate dal Venezuela, spinti dalla crisi economica, dalla mancanza di cibo, dall’accesso limitato ai servizi sanitari e dalla repressione da parte del regime di Maduro.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.
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di Fernanda González www.wired.it 2024-09-03 15:41:10 ,