Quando James Cameron creò Terminator – era il 1984 – non mirava a impelagarsi in una disamina cyberpunk dell’integrazione uomo-macchina o a elucubrare sui futuri possibili di uomini alla mercé di supercomputer senzienti, voleva dimessamente esorcizzare i propri incubi e spaventare a morte il pubblico con il concetto di un killer implacabile, inarrestabile e incapace di emozioni. “Non si può patteggiare con un terminator, non si può ragionare con lui. Non conosce pietà, rimorso o paura… niente lo fermerà prima di averti eliminato, non si fermerà mai”, spiegava il guerriero del futuro Kyle Reese a Sarah Connor, ed erano le parole più terrificanti che chiunque possa sentirsi dire. Tuttavia, in quel film che doveva essere un “semplice” neon-noir in salsa Sf girato con un budget di meno di sette milioni di dollari, Cameron è riuscito a inserire paradossi temporali, parabole cristologiche, tematiche postumane, profezie sul futuro e una delle più grandi storie d’amore della storia del cinema.
In Terminator 2 – Il giorno del giudizio, Cameron stravolgeva le premesse del primo capitolo: il T-800, il modello del film precedente, diventa un protettore e rivela che “Skynet entrerà in funzione il 4 agosto 1997. Comincerà ad autoistruirsi e diverrà autocosciente alle 2:14 del giorno 29 agosto”. Terminator Zero è zeppo di riferimenti a T1 e T2, e il fatto che sia uscito su Netflix il 29 agosto non è, naturalmente, un caso, perché l’anime è incentrato sugli sforzi di un esperto di robotica, Malcolm Lee, che sta cercando di impedire il Giorno del giudizio, creando un supercomputer antagonista in grado di proteggere l’umanità. Per riuscirci, l’Ai deve essere senziente, deve poter elaborare pensieri in modo autonomo, avere il completo controllo ed essere dotata di libero arbitrio. A prima vista la serie ha l’impronta del primo Terminator: siamo nel futuro devastato dalle macchine, la Resistenza è allo stremo; da quando un terminator perpetra una carneficina ultraviolenta e una combattente, Eiko si reca nel passato, a Tokyo, per proteggere una figura chiave umana nella lotta a Skynet. Contro di lei, un T-800 dalla programmazione misteriosa e dalla sua parte un modello “umano”. Contro Skynet, il supercomputer di Lee, un’entità chiamata Kokoro (“cuore, mente, anima”), sempre che questa decida di aiutarci dopo averci giudicati meritevoli o meno di sopravvivere.
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di Lorenza Negri www.wired.it 2024-09-04 04:40:00 ,