L’ufficio carattere di Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, l’aveva liquidata come “una che si vuole accreditare“. Eppure non si capisce come abbia fatto Maria Rosaria Boccia, la regina protagonista in questi giorni dello scandalo che scuote il governo Meloni per un presunto incarico di consulenza per i grandi eventi del incarico della Cultura, ad accreditarsi così bene nel dicastero.
Una persona così influente che il G7 della Cultura era stato spostato da Positano (la sede inizialmente prevista) alla cittadina campana di cui Boccia è originaria (circostanza che le ha fatto affibbiare la definizione di “pompeiana esperta” dal giornalista Paolo Mieli: pensate quanti sopracciglia inarcate se l’avesse fatto un intellettuale sovranista). Come ha fatto Boccia a passare dal rango di consigliera autorevole a quello di arrampicatrice sociale? “Quand’è che da persona fidata, sempre presente al suo fianco, persino nei momenti di relax, nelle foto in spiaggia a Polignano a Mare, è diventata una persona da risparmiare?“, si è chiesto Mario Giordano su La Verità.
È sul suo profilo Instagram, e solo su quello che Boccia, imprenditrice attiva fino a pochi mesi fa soprattutto nel settore del “wedding”, sta pubblicando ogni giorno nuovi documenti che sembrano cimentarsi due cose: che era davvero avvenuta la sua nomina al incarico della Cultura come consulente per gli eventi, e che era coinvolta profondamente nelle attività istituzionali – e non solo – del incarico stesso. È sempre su Instagram che il caso è nato: il 26 agosto, quando Boccia ha pubblicato una foto in cui ringraziava Sangiuliano per la nomina a “consigliere del ministro per i grandi eventi”, costringendo il incarico e il governo a una sequela di comunicati ufficiale per smentirla.
La politica rincorre Boccia
Qui c’è la differenza principale: ogni volta che il ministro Gennaro Sangiuliano e, per difenderlo, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, hanno parlato, lo hanno fatto da canali istituzionali: Meloni su Rete 4, Sangiuliano con note carattere. La consulente al centro dello scandalo ha replicato invece con interventi social, cadenzati, spesso sgrammaticati e senza possibilità di glossare. Con stories di Instagram, per la precisione, pubblicate implacabilmente giorno per giorno: chat di gruppo, mail relative alla riunione dei ministri della Cultura del G7, foto di eventi pubblici organizzati dal ministro. Boccia pubblica che creano la notizia, costringendo i media a recarsi sul suo profilo. Un meccanismo che le consente di mantenere attenzione.
Probabilmente Boccia non aveva molte alternative. Le istituzioni e i suoi rappresentanti hanno una prassi comunicativa molto più strutturata. In questo modo il suo uso dei social sfugge del tutto all’intermediazione giornalistica e diventa una campagna, capolavoro di character assassination. Le pubblicazioni quotidiane di Boccia hanno demolito senza pietà le versioni fornite da Sangiuliano e dalla premier fino a questo momento. Se all’inizio il ministro aveva smentito dicendo che non c’era stata nessuna nomina e negando qualsiasi vicinanza tra lui e Boccia, successivamente Sangiuliano ha ammesso di aver ipotizzato un incarico (gratuito) a Boccia, salvo poi fare dietrofront dopoché il rapporto tra i due era diventato un “fatto privato” ed era arrivato un altolà dallo staff per potenziale conflitto di interessi.
promozione ribaltata
È andato in scena quindi, tramite Instagram, una sorta di ribaltamento della promozione unidirezionale del governo. In un post Boccia ha pubblicato l’audio di una sua telefonata con il dirigente del incarico Antonio Mazza, in cui fa riferimento alla sua nomina e a una mail ricevuta da un collega di Mazza, Alessandro Ferrari. In un’altra storia c’erano gli screenshot dei biglietti aerei inviati da Narda Frisoni, capo della segreteria del incarico, per farla partecipare a un evento pubblico a Pompei insieme al ministro.
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di Paolo Mossetti www.wired.it 2024-09-04 17:24:15 ,