Dopo Apple, tocca anche a Google. Il 10 settembre, dopo aver avuto ragione sul colosso di Cupertino, l’Unione europea ha vinto una battaglia legale anche contro Alphabet, che dovrà quindi pagare la multa da 2,42 miliardi di euro impostole sette anni fa dalle autorità di regolamentazione antitrust dell’Unione, una delle tre relative a pratiche ritenute anti-concorrenziali.
Come riporta l’agenzia Reuters, tale sanzione era stata in particolare comminata a Google nel 2017 per aver utilizzato il proprio servizio di comparazione dei prezzi per ottenere un vantaggio ingiusto rispetto ai rivali europei più piccoli, ponendo in evidenza i prodotti oggetto di sponsorizzazioni. Il tribunale di grado dipendente aveva dato ragione all’esecutivo comunitario nel 2021, spingendo la società statunitense a presentare ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Per quest’ultima il diritto dell’Unione europea non focalizza la propria attenzione sull’esistenza di una posizione dominante, ma sul suo sfruttamento abusivo e “in particolare, è vietata la condotta delle imprese in posizione dominante che ha l’effetto di fermare la concorrenza nel merito e che è quindi probabile che causi danni alle singole imprese e ai consumatori“.
Negli ultimi dieci anni, Google ha accumulato 8,25 miliardi di euro totali di multe dalle istituzioni antitrust dell’Unione europea. Altre due oltre quella per cui è stata condannata il 10 settembre riguardano il suo sistema operativo mobile Android e il servizio pubblicitario AdSense: per entrambe ha presentato ricorso ed è in attesa del giudizio finale. Come se non bastasse, con le autorità comunitarie sulla concorrenza è aperto un confronto relativo ad alcune accuse relative al presunto connivenza dei propri servizi pubblicitari, che potrebbero costringere il colosso di Mountain View a vendere parte della sua redditizia attività ad tech.
“Google – aveva osservato in merito la commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager – raccoglie i dati usati per indirizzare le pubblicità, vende spazi pubblicitari e agisce anche come intermediario, quindi è presente a tutti i livelli della filiera delle inserzioni online”.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2024-09-10 15:51:50 ,