Parte della potenza di Lumi accelera anche la mutazione green dell’Ue, supportando per esempio la progettazione computazionale di nuovi cristalli inorganici utili nel campo dell’energia e dell’It. Oppure aiutando gli scienziati a prevedere se certi polimeri si dissolveranno in certi liquidi, per scoprire nuovi materiali e rendere le celle solari più sottili e flessibili. Un intuito di riguardo anche al mondo animale: il giardino di Lumi è frequentato tuttalpiù da scoiattoli, ma i suoi petaflops aiutano anche le api. “Rendendo possibile la simulazione della sopravvivenza di questo delicato insetto su scala nazionale, ne permettono la protezione e il monitoraggio”, precisa Mankinen. Un modello di intervento replicabile su scala mondiale e trasferibile su altre categorie di biodiversità messe a rischio dall’uomo.
Verso un supercomputer net zero
Massimo due voli al giorno per e dalla capitale della Finlandia, un aeroporto che apre “su appuntamento”. Meno di 40mila abitanti, quasi 2.000 studenti di scienze applicate. Questa è Kajaani. In questa terra di laghi e foreste, non solo i ricercatori, ma anche le pmi e le startup possono operare su una scala solitamente riservata alle big internazionali attrverso Lumi. Con le sue quasi 12mila unità di elaborazione grafica (Gpu) del tipo MI250x di Advanced micro devices (Amd, colosso statunintense dei chip), infatti, questa potente piattaforma di intelligenza artificiale permette di addestrare in tempi ragionevoli modelli che richiederebbero milioni di euro per ogni singolo training.
Essere accolti da Lumi, non significa solo diventare più veloci, però, ma anche accedere a una serie di vantaggi che spaziano dalla connettività alla scalabilità, da uno storage di oltre 120 petabyte a una larghezza di banda di 2 terabyte al secondo, riservata ai casi d’uso più impegnativi.
“Ma quante emissioni di CO2 ‘costa’ tutto ciò? È lecito che il mondo della scienza, lo stesso che all’unanimità combatte la crisi climatica, le produca?” A chiederlo è proprio uno scienziato, e non uno qualsiasi. È Pekka Manninen, il direttore della scienza e della tecnologia presso l’Advanced Computing Facility del Csc. Lui per primo, nell’usufruire di Lumi e coordinandone l’utilizzo, si è spesso interrogato in merito alla sostenibilità di questo supercomputer. La soluzione, a suo dire, sta nella distribuzione delle responsabilità, perché “il mondo della caccia non si può considerare fuori dall’equazione della CO2, ma nemmeno bloccarsi per paura del proprio impatto”.
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di www.wired.it 2024-09-16 05:00:00 ,