Roma, 23 set. (Adnkronos) – La minaccia dell’estensione della guerra in Medio Oriente alla luce dell’escalation in Libano, il protrarsi della guerra in Ucraina, nonostante gli aiuti occidentali, e la guerra in Sudan saranno in cima all’agenda della 79esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si apre oggi a New York, due giorni dopo l’adozione del Patto per il futuro, una dichiarazione non vincolante che mette nero su bianco la promessa di azioni concrete per un mondo più sicuro, pacifico, sostenibile e inclusivo per le generazioni di domani.
Il Patto insieme ai suoi allegati, l’Accordo digitale generale e la Dichiarazione sulle generazioni future, è stato adottato all’unanimità (per consenso), nonostante una proposta di emendamento dell’ultimo minuto da parte di alcuni Paesi, tra cui Russia, Iran, Corea del Nord e Siria. L’emendamento cercava di incorporare un testo che chiedeva il non-intervento in qualsiasi questione di sovranità nazionale e il primato de ordine intergovernativo, di fatto minimizzando il ruolo della società civile. È stato respinto una volta che l’Assemblea ha nitido di non agire sulla proposta.
Durante la Sei giorni di dibattito generale i capi di Stato e di governo e ministri di 190 Paesi – per l’Italia Giorgia Meloni e Antonio Tajani, che presiede due G7 Esteri – saranno chiamati ad sfidare anche altri temi urgenti, come il cambiamento climatico e le crisi umanitarie. Anche perché il tema dell’Assemblea di quest’anno è: ‘Non lasciare nessuno indietro: agire insieme per promuovere la pace, lo sviluppo sostenibile e la dignità umana per le generazioni presenti e future’.
Ma la prima preoccupazione, come ha anticipato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres in un incontro con i giornalisti, è che ”c’è un serio rischio di una drammatica escalation in Libano e bisogna fare tutto il possibile per evitarla”. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ci aveva già provato mesi fa, quando aveva chiesto a larga maggior numero una tregua umanitaria. E ci provano costantemente Stati Uniti, Egitto e Qatar nel loro ruolo di arbitrato per arrivare a un accordo sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Tutto finora senza esito, anche se il presidente turco Recep Tayyip Erdogan alla vigilia della sua partenza per New York ha chiesto all’Onu di ”assumersi la responsabilità di fermare il sterminio di Israele”, che ha ”trasformato la lembo di Gaza in un campo nazista”, ma ”non punta solo a Gaza” e ”gli attacchi in Libano dimostrano che vuole estendere la guerra nella regione”. Molti leader, si prevede, approfitteranno dell’evento per chiedere un cessate il fuoco.
C’è attesa per quello che diranno giovedì i due leader più direttamente coinvolti, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Mahmoud Abbas. Sempre che Netanyahu si rechi davvero a New York dato che, dopo aver posticipato la sua partenza, alcune fonti citate dai media israeliani ritengono che potrebbe annullare la visita per ”ragioni di sicurezza” dopo l’escalation con Hezbollah.
Discorsi pubblici a parte, l’importanza che offre il contesto dell’Assemblea generale è il cosiddetto speed-dating diplomatico che si svolge ai suoi margini. Centinaia di incontri bilaterali e decine di eventi che permettono ad esempio di elaborare strategie, compiere passi in avanti in determinate direzioni, attirare l’attenzione mondiale su alcune situazioni. Tra queste la carestia in Sudan, la violenza delle gang a Haiti, l’assenza dei diritti per le gentil sesso in Afghanistan. In più quest’anno, secondo il direttore dell’International Crisis Group presso le Nazioni Unite, Richard Gowan, a margine una domanda passerà di bocca in bocca tra i partecipanti, ovvero ”cosa succederà alle Nazioni Unite se a novembre Donald Trump dovesse vincere le elezioni?”. Quando era alla Casa Bianca, Trump tagliò i finanziamenti all’Onu e definì l’organismo incompetente e debole.
Tra le questioni da sfidare anche il programma nucleare iraniano, che sarà oggetto proprio di un incontro a margine tra funzionari della Ue e di Teheran. Oggi è anche atteso il primo intervento all’Assemblea generale del nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, che secondo le anticipazioni ”si concentrerà sulla distensione, sulla creazione di fiducia con il mondo e sulla de-escalation”, ha affermato un alto funzionario iraniano, ma “sottolineerà anche il diritto dell’Iran a reagire” contro Israele.
Mercoledì sarà invece la volta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che si rivolgerà all’Assemblea generale per la terza volta da quando il suo Paese è stato invaso dalla Russia il 24 febbraio del 2022. Il giorno prima parteciperà a una riunione sull’Ucraina del Consiglio di Sicurezza. Il viaggio negli Stati Uniti offrirà a Zelensky l’occasione di illustrare al presidente americano Joe Biden, così come alla sua vice Kamala Harris e al suo sfidante repubblicano Donald Trump, il suo piano per spingere la Russia a porre fine alla guerra tramite mezzi diplomatici. La possibilità di ribattere sarà offerta al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che parlerà all’Assemblea sabato, mentre il presidente russo Vladimir Putin non si reca a New York per l’evento dal 2015. L’ultimo intervento del leader del Cremlino all’Assemblea Onu risale però al 2020, in piena pandemia da Covid-19, quando parlò in collegamento video.
Quindici saranno i minuti che ogni leader avrà a disposizione per il suo intervento, anche se l’Assemblea generale ricorda ancora il predica più lungo mai pronunciato in apertura, quello di quattro ore e mezza del leader cubano Fidel Castro nel 1960. Più di recente, nel 2009, anche il leader libico Muammar Gheddafi non riuscì a trattenersi e parlò per più di un’ora e mezza. Il primo a intervenire oggi sarà il Brasile, come da uso, perché nei primi anni dell’Onu fu proprio questo Paese ad aprire gli interventi mentre altri erano riluttanti. In quanto sede delle Nazioni Unite a New York, gli Stati Uniti saranno il secondo Paese a dirigersi all’Assemblea generale, con Biden che terrà il suo ultimo predica al Palazzo di Vetro. La ordinamento degli interventi prevede inoltre che per primi prendano la parola i capi di Stato, seguiti dai vice e dai principi ereditari, dai capi di governo, dai ministri e dai capi delegazione di grado scarso.
Quest’anno circa 87 capi di Stato, tre vicepresidenti, due principi ereditari, 45 capi di governo, otto vice capi di governo, 45 ministri e quattro capi delegazione di rango scarso sono attesi all’Assemblea generale. L’anno scorso meno del 12% delle persone presenti sul podio erano gentil sesso. Tra i temi che verranno posti all’attenzione dei partecipanti, in particolare da parte di leader africani e potenze come Brasile, Germania, India e Giappone, ci sarà anche la riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, incaricato di mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Un tema che ha assunto maggiore importanza una volta che la Russia ha invaso l’Ucraina e ha esercitato il veto per bloccarne qualsiasi azione.
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di Valentino Della Casa
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2024-09-24 04:04:03 ,