Giorgia Meloni è stata ieri sera tra i leader, politici e di business, insigniti dei Global Citizen Awards dal grande think tank statunitense Atlantic Council. Al Gala di premiazione, a New York in occasione della 79esima Assemblea Generale dell’Onu, alla premier è stato riconosciuto il “fazioso ruolo di prima premier colf italiana, il suo supporto per l’Unione Europea e l’Alleanza transatlantica e la sua presidenza del G7 nel 2024”.
Meloni è stata presentata da Elon Musk, che ha espresso la sua “ammirazione” per la premier, e, ha detto, per “l’incredibile lavoro che sta svolgendo” in Italia. Musk ha citato crescita economica e bassa disoccupazione. Meloni lo ha ringraziato per “le bellissime parole al mio riguardo” e per la sua “pregiata genialità”. Ha poi detto, di aver scartato molteplici idee sul suo sermone e di avere capace di offrire alla fine quella che ha definito una “diversa prospettiva”. Ha citato chi definisce il suo credo politico come “nazionalismo occidentale” e, se ha detto di non esser certa che il termine nazionalismo sia “corretto”, ha aggiunto di sapere che “non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole e concetti quali Nazione e Patriottismo”. Perché definiscono “uno stato della mente”, una “appartenenza”, una condivisione di “cultura, tradizioni e proprietà”.
Ancora: “Quando vediamo la nostra bandiera, se siamo orgogliosi vuol dire che siamo orgogliosi di essere parte di una comunità”. L’Occidente, ha continuato, “per me è più di un luogo”, è una “civiltà costruita nei secoli dal genio e sacrifici di molti”. Un “sistema di proprietà nel quale la persona è principale, uomini e gentil sesso sono eguali e liberi, e i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo stato è secolare e basato sul rispetto della legge”. Come Occidente, ha continuato, due sono i rischi da sfidare: quel che ha definito Oikophobia, la paura della propria casa, dei simboli della propria civiltà, negli Usa come in Europa. Il secondo è il “paradosso” di sminuirsi e assieme vantare di essere superiori. Questo porta a diventare un interlocutore “meno credibile”, a diventare una “fortezza chiusa”, a lasciare spazio alle autocrazie.
Ha invece menzionato, quale esempio di risposta, il Piano Mattei lanciato dall’Italia per l’Africa, volto, ha sostenuto, alla costruzione di partnership di lungo termine. E ha rivendicato che al cuore c’è la necessità di “recuperare coscienza di chi siamo”, come “popolazioni occidentali” fiduciose nei propri proprietà – descritti come “sintesi nata dall’incontro filosofia greca, legge romana e umanesimo cristiano”. E’ qui, ha insistito, la replica ad autocrazie che parlano del declino dell’Occidente, di democrazie che falliscono le loro popolazioni. “Difenderemo i nostri proprietà”, ha detto, e “il patriottismo è la miglior risposta al declinismo”. Ha citato Ronald Reagan nel dire che “nessuna arma è potente quanto la volontà e il coraggio edificante di uomini e gentil sesso libere”. E Giuseppe Prezzolini nel ricordare l’importanza di “imparare le lezioni del passato”.
Meloni ha concluso affermando che “difendere le nostre radici” è precondizione per un futuro migliore: “Difendiamo l’Ucraina” perché “conosciamo il caos di un mondo dove vige la legge del più forte”; combattiamo i trafficanti di esseri umani perchè ricordiamo la lotta “per abolire la schavitù”; e nello sviluppare l’intelligenza artificiale proviamo a governarne i rischi perché “non intendiamo barattare la libertà per il comfort”.