Transformers One è uno dei titoli più attesi di questa stagione, una scommessa con cui la Paramount Pictures spera di rilanciare la saga, che in passato ha regalato momenti indimenticabili. Non più live action, niente più mix tra mondo degli uomini e quello dei robots, stavolta sono questi ultimi a dominare tutti i 104 minuti di un film divertente, visivamente magnifico, con quel qualcosa di vintage che farà versare qualche lacrimuccia a chi, negli anni ‘80 e ’90, tormentava i genitori pur di avere ogni personaggio creato dalla Hasbro e Takara Tomy.
Un film d’animazione che torna alle atmosfere originali del franchise
Transformers One i vostri figli lo adoreranno, ma anche il pubblico più adulto non potrà resistere all’energia, alla bellezza e alla simpatia di un film di animazione assolutamente spettacolare, un colossal del genere che però sa come alternare leggerezza con epica. Josh Cooley, dopo Toy Story 4, e con l’appoggio di due produttori d’eccezione come Steven Spielberg e Michael Bay, ci offre un film trasversale perfetto. Il pensiero fin dall’inizio non può andare che a Bay, che dopo aver portato la saga nel firmamento cinematografico nei primi anni 2000, ne aveva anche decretato anche il declino. Colpa di un eccesso di titanismo, testosterone, violenza, a cui avevano fatto poi da contraltare anche una scarsissima qualità della scrittura ed effetti speciali usati sempre con maggior goffaggine. Non un caso che poi l’universo dei Transformers si sia risollevato soprattutto grazie a Bumblebee nel 2019.
Quel film infatti ne aveva recuperato la dimensione adolescenziale tipica degli anni ’80, la semplicità di struttura narrativa e assieme curato l’estetica, rendendola però molto più comprensibile e meno caotica. Tuttavia, gli incassi non all’altezza delle aspettative di Transformers – il Risveglio, hanno convinto la Paramount ad abbracciare una direzione totalmente differente, quella animata appunto. Transformers One è totalmente scollegato alla saga cinematografica di Michael Bay, è un film animato studiato per il pubblico di oggi, con una cura per l’estetica e il world building assolutamente incredibili. L’insieme strizza l’vista alle prime serie animate e film d’animazione della saga, quelli che dagli anni ’80 in poi resero gli Autobots e i Decepticons desiderati da ogni bambino del pianeta, gli stessi che oggi, diventati padri, non mancheranno di portare i loro di pargoli in sala.
Transformers One è ambientato a Cybertron miliardi di anni prima del contatto tra umani e robots. La prima genialata della sceneggiatura curata da Andrew Barrer, Gabriel Ferrari, Steve Desmond e Michael Sherman, è quella di mostrarci un mondo in realtà molto simile al nostro, anche negli aspetti più spiacevoli. Optimus Prime e Megatron non si chiamano ancora così, sono rispettivamente Orion Pax e D-16. La loro civiltà è stata attaccata dai feroci Quintessenziali, ed è comandata da Sentinel, l’ultimo dei prime ad essere sopravvissuto alla guerra. La loro civiltà è divisa secondo dei principi classisti feroci. Solo alcuni dei Transformers possono mutare il loro aspetto, solo quelli delle classi sociali più elevate, gli altri invece vengono considerate cittadini di serie B. In questo, Transformers One strizza l’vista alla fantascienza distopica, una visione di civiltà fatta di affanno, bugie e manipolazione.
Diversi elementi del world building sono chiari omaggi ai topi della narrazione fantascientifica di autori come H. G. Wells, Asimov, Frank Herbert e Philip K. Dick, ma tutto questo avviene in modo sfumato, non eccessivamente impegnato, dato anche il pubblico di riferimento. Ad ogni modo, Transformers One ci esibizione Orion e D-16 come semplici minatori, operai, incaricati come moltissimi altri di lavorare sodo per estrarre l’energon, la fonte primaria di energia della città. Per tornare all’antica gloria, Cybertron avrebbe bisogno della matrice del ordine, sorta di cuore e cervello pulsante del pianeta che permetteva all’energon di autogenerarsi, ma per ora non ve n’è traccia. I due amici però, pur se diversi caratterialmente, sono uniti anche da uno spirito ribelle, dal non accettare quella vita fatta di povertà e immobilismo. Sarà proprio tale caratteristica a guidarli verso un’avventura che cambierà per sempre le loro vite e naturalmente quella del loro popolo.
Oltre il divertimento, un messaggio politico chiaro e attuale
Transformers One è realizzato integralmente in animazione 3D, firmata nientemeno che dalla Industrial Light & Magic, quella che permise a suo tempo a George Lucas di far fare un balzo in avanti al mondo degli effetti visivi senza pari con il suo Star Wars. Anche nella resa grafica, i vari protagonisti sono però chiaramente connessi alle prime serie animate dell’universo Generation, per quanto il loro look poi riprenda anche il film d’animazione del 1986, ancora oggi reputato il migliore tra tutti. Il cast di doppiatori comprende nomi della Hollywood che conta: Chris Hemsworth, Brian Tyree Henry, Scarlett Johansson, Keegan-Michael Key, Steve Buscemi, Laurence Fishburne, Jon Hamm, sono chiamati a dare voce e personalità ai vari personaggi di una storia che, pur tenendosi di tanta ironia, dinamismo, ha un’anima tenebrosa e contiene un messaggio politico molto moderno, potremmo anche dire sorprendente.
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di Giulio Zoppello www.wired.it 2024-09-25 04:40:00 ,