C’è chi, anche a distanza di anni, continua a elaborare il trauma dell’interrogazione di matematica o della seconda prova in questa controllo. E poi c’è chi, come Cristiana De Filippis, a soli 31 anni ha ricevuto il Premio della European Mathematical Society, per gli “eccezionali contributi” alla Teoria della metodicità ellittica.
Come spiegava qualche mese fa l’Università di Parma, con i suoi studi De Filippis ha contribuito “alla risoluzione di alcuni problemi, legati alla validità del teorema di Schauder nel caso non uniformemente ellittico, che erano rimasti aperti per decenni, con l’introduzione di approcci del tutto differenti da quelli usati in precedenza a partire dagli anni Venti del Novecento per il caso uniforme”.
Come sottolineato dalla docente e ricercatrice di Analisi matematica sul palco del Wired Next Fest Trentino 2024, nell’ambito del panel “Chi ha paura della matematica”, “mi occupo di costruire tecniche nuove per fare in modo che certe classi di equazioni si comportino bene dal punto di vista della metodicità delle soluzioni; la soluzione è stata introdurre un approccio totalmente diverso che prendeva elementi anche da campagna limitrofi, una tecnica nuova che supera il gap che tutte le altre tecniche, usate dagli anni venti in avanti, non riuscivano a superare”.
De Filippis non ha paura della matematica, diverso invece il caso di Pietro Minto, giornalista che si occupa di tecnologia e cultura digitale, autore dei volumi La seconda prova (Einaudi, 2024) e Cosa sognano le IA (UTET, 2024). Il primo dei due volumi risponde alla domanda sulla possibilità di venire a patti con la matematica.
Per rispondere, Minto ha ristudiato da capo il programma di matematica del liceo scientifico fino a ripetere la seconda prova. Il giornalista ammette che “il desiderio di sostenere il tema è arrivato per questioni di paura. Sono sempre andato molto male e anche quindici anni dopo mi trovavo di fronte a incubi ricorrenti. Stavamo uscendo dalla pandemia e, malgrado facessi altro, è nato il desiderio di sostenere questa paura unitamente al fatto che avevo letto libri sulla storia della matematica. Il desiderio era capire cosa bisognava fare per ridare la seconda prova e per farlo sono entrato anche in contatto col mio prof e ho stretto nuovamente un buon rapporto”.
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di Maria Rosaria Iovinella www.wired.it 2024-09-28 10:52:14 ,