In un’epoca segnata da crescenti tensioni geopolitiche e un diffuso senso di disordine generale, quali sono le sfide che l’Europa si trova ad discutere? E quale ruolo può svolgere l’Unione europea in questo contesto sempre più complesso e frammentato? Sono queste le domande al centro del dibattito Un’epoca di disordine, tenutosi al Wired Next Fest Trentino 2024, il festival su scienza e innovazione che ha animato Rovereto dal 27 al 29 settembre. A confrontarsi su questi temi cruciali sono stati Manlio Graziano, professore di Geopolitica alla Paris School of International Affairs di Sciences Po e alla Sorbona, autore del recente libro “Disordine mondiale”, e Lia Quartapelle, deputata e vicepresidente della Commissione Esteri.
Immigrazione e cittadinanza
“Se non permettiamo l’ingresso regolare agli immigrati, i paesi europei rischiano di scomparire nel giro di pochi anni, anche in modo violento”. È l’avvertimento lanciato da Graziano, secondo cui senza un adeguato ricambio generazionale garantito dai flussi migratori, l’Europa rischia di scomparire. “Se non organizziamo politicamente l’immigrazione, ci troveremo con una sproporzione ingestibile tra cittadinanza attiva e non attiva”, avverte il professore, paventando l’emergere del fenomeno dell’“ageism, ovvero l’odio nei confronti degli anziani” e una “rottura del patto generazionale”. Quartapelle concorda sull’importanza strategica della questione migratoria, sia in termini demografici che politici. “Gli stati hanno il dovere di garantire i diritti umani all’interno dei propri confini, ma anche di assicurare la sicurezza delle proprie frontiere, altrimenti perdono autorità e i cittadini si spaventano”, sottolinea la deputata, auspicando un equilibrio tra il rispetto dei confini e l’apertura a flussi legali.
Altrettanto decisivo è l’integrazione di chi è già sul territorio. La deputata fa riferimento alla raccolta firme per un referendum sulla riforma della legge sulla cittadinanza, che potrebbe aprire la strada alla naturalizzazione di circa 2 milioni di persone, in gran parte giovani nati o cresciuti in Italia. “Se passasse il referendum, 2 milioni di persone potrebbero richiedere la cittadinanza. Rimuovere questo tema dal dibattito pubblico può solo generare maggiori conflitti”, avverte Quartapelle, evidenziando anche “una responsabilità della sinistra” nel non discutere adeguatamente la questione. La deputata auspica che il referendum sulla cittadinanza riporti “al centro della discussione cosa significhi essere italiani, con i diritti e i doveri che ne derivano”. “Se non pensiamo alle persone da integrare, che contribuiscono con le loro aspirazioni e sogni al nostro paese, rischiamo di farci esplodere una ”bomba” in casa”, avverte. Una bomba metaforica, riferita alla complessità di gestione sociale delle legittime aspirazioni frustrate.
L’Europa di fronte al disordine generale
La questione migratoria si inserisce in un contesto geopolitico sempre più teso e caotico. “Quando una potenza che era forte in passato diventa meno forte, si apre una fase di caos, ed è esattamente ciò che stiamo vivendo”, spiega Graziano, riferendosi al declino relativo degli Stati Uniti. Un vuoto che nuovi attori, dalla Cina all’India, cercano di colmare, rivendicando un peso corrispondente alla loro forza economica. “E questo significa inevitabilmente pestare i piedi a qualcun altro”.
Di fronte a queste sfide, qual è il ruolo dell’Europa? Per Lia Quartapelle, nonostante le difficoltà, l’Unione europea ha l’opportunità di rilanciarsi, come ha spiegato, ad esempio, il recente rapporto Draghi che auspica un’Unione capace di “fare meno cose ma farle più insieme e più rapidamente”. Un’Europa più coesa dovrebbe far sentire la sua voce anche sulla questione israelo-palestinese, sostiene Quartapelle. “Tra Israele e Palestina deve essere raggiunto un accordo. Su questo punto i paesi europei devono trovare una voce comune che finora è mancata”. L’attuale operazione israeliana “Nuovo Ordine” e le violenze a Gaza dimostrano la necessità di un impegno politico europeo per impedire un’ulteriore escalation nella regione.
Graziano è però scettico sulla capacità dell’Unione europea di incidere: “Siamo un’etichetta su una bottiglia vuota”. Non c’è, infatti, una reale unità politica tra i 27 stati membri, spiega il professore. Questo perché i paesi non hanno trovato un interesse comune. Una debolezza acuita dalla crisi dei due “motori” storici dell’integrazione europea, Francia e Germania. Dalla gestione dei flussi migratori alla capacità di parlare con una sola voce sulla scena internazionale, le scelte dei prossimi anni definiranno il posto dell’Ue nel nuovo ordine generale in gestazione. Un percorso accidentato, ma per Quartapelle un’opportunità da non perdere: “L’Europa si è sempre fatta nelle crisi, se non la facciamo ora, quando?”.