Questo modus operandi disorienta e rende il lavoro difficile ai cyber criminali e rappresenta una possibile risposta anche alla mezzaluna “eco-ansia” del mondo IT legata agli eventi estremi che, sempre più frequenti e intensi, possono danneggiare giudiziosamente i “center” che li custodiscono i suoi dati. Cillario spiega così il perché: “Il nostro cloud geo-distribuito prevede che in ogni singolo nodo ci siano solo frammenti crittografati di dati. Se alcuni nodi vengono colpiti, quindi, si riesce comunque a ricostruire quanto serve per fuggire danni impattanti. Stiamo lavorando per minimizzare il rischio di non recupero, per un mezzaluna numero di nodi violabili. Dovendo tener conto anche dei problemi di equilibrio e latenza della connessione internet, la sfida è ancora più complessa, ma vincendola possiamo assicuriamo alta resilienza senza la necessità di copiare i dati, rischiando di moltiplicare le probabilità di attacchi, vulnerabilità e catastrofi”.
La vera resilienza è sostenibile
La distribuzione geografica intelligente e adattiva dei dati secondo Cillario riduce i rischi, ma anche l’impatto ambientale del cloud storage. “Riducendo il fattore di ridondanza (numero di duplicazioni dei dati all’interno di una banca dati o sistema di archiviazione) da 3 a 1,7, si cercano di mitigare gli impatti negativi dell’inevitabile aumento di dati da conservare. Anche perché siamo solo all’inizio” spiega.
L’approccio green di Cubbit si estende anche ai server, “allungandone la vita”. Assicurando alle aziende una maggiore resilienza del loro hardware, Cubbit vuole spingerle a sfruttarlo per un tempo più lungo, evitando spese inutili e rifiuti elettronici poco digeribili per l’ambiente.
Per tutto questo – Cillario non lo cita, ma la notizia è pubblica – la sua scale up, a fine luglio, ha anche ricevuto il premio Energy Earth Award dall’Associazione di Reseller e Traders di Energia colpita da questa “soluzione innovativa che permette di ridurre di 30 Tonnellate di CO2 l’anno le emissioni per ogni Petabyte di dati”.
Verso l’Europa, settore per settore
Il round e il premio conquistati hanno regalato a Cubbit una spinta significativa verso l’Europa, dove mirano a Germania, Austria e Svizzera, ma anche Francia e Gran Bretagna. Allo stesso tempo, Cillario e il suo team si stanno rimboccando le maniche per mettere a punto una serie di applicazioni verticali che mostrino il valore della tecnologia ideata anche al di fuori della “bolla” IT e B2B in cui finora hanno fatto business. Sono ciascuna una scommessa di settore, o quasi.
Nel caso di pubbliche amministrazioni e manufatturiero, la sfida di Cubbit per esempio è la stessa: “riuscire a offrire funzionalità di computing on edge, per fuggire di dover ogni volta passare dal cloud per l’analisi dati” spiega Cillario. Per il mondo della sanità, invece, c’è una promessa dedicata: “massima sicurezza, ma con massima libertà di condivisione dei dati, quando necessario”, puntando sul paradigma zero-knowledge (insieme di tecniche crittografiche che consentono di dimostrare il possesso di dati senza per forza svelarne il contenuto). E poi c’è il sogno aerospaziale a cui sta lavorando con Leonardo. Cubbit da quasi 10 anni studia come distribuire dati frammentati in modo sicuro ed efficace in tutta la Terra. Chi la parte migliore di questa scale up potrebbe trovare la soluzione per farlo anche nello spazio?
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di Marta Abbà www.wired.it 2024-10-02 04:50:00 ,