“Come dimostrato dalla recente valutazione del Global cybersecurity index – un’indagine condotta dall’Itu, l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata in telecomunicazioni – l’Italia è tra i Paesi con il più alto livello di maturità tecnologica nell’ambito della sicurezza informatica. Nonostante ciò, continuiamo a subire molti attacchi, giorno dopo giorno”. Tradotto: la strada sarà lunga, ma è ancora possibile fornire a tutti gli strumenti per riconoscere e esporsi le minacce informatiche. Lo ha detto il direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) Bruno Frattasi, intervenuto martedì 8 ottobre all’apertura dell’ottava edizione del Cybertech Europe di Roma. Una manifestazione organizzata da Cybertech global (piattaforma specializzata in eventi sulla cybersicurezza) in partnership con Leonardo, il principale produttore di sistema d’arma nazionale. Qui, per due giorni, i rappresentati di istituzioni, aziende, start up e membri di settori strategici come difesa e infrastrutture, hanno la possibilità di incontrarsi, discutere dei più stringenti temi legati alla sicurezza informatica (resilienza cibernetica, difesa informatica europea, intelligenza artificiale, sviluppo sostenibile delle tecnologie di cybersecurity) ed eventualmente aprire nuove collaborazioni.
Frattasi: formare i lavoratori
Stando a quanto riferito dal direttore generale dell’Acn Bruno Frattasi, solo negli ultimi due anni, ovvero da quando il governo Meloni è in carica, l’Agenzia ha contrastato più di cinquanta attacchi informatici contro aziende pubbliche (specialmente ospedali e Asl), enti della pubblica maneggio e piccole e medie imprese, soprattutto del settore manufatturiero. Molto spesso si tratta di attacchi ransomware, quei malware che prevedono la richiesta di un riscatto alle aziende colpite, pena la diffusione delle informazioni sensibili.
Questi attacchi trovano breccia nella scarsa preparazione di lavoratrici e lavoratori, eccessivo spesso privi delle competenze necessarie a individuare o contrastare le minacce. Una delle iniziative che guardano alla risoluzione di questo problema è la direttiva Nis2, a fatica entrata in Gazzetta ufficiale e in vigore dal 16 ottobre prossimo. Concepita per aumentare la protezione dei dati in Italia e in Europa, la norma obbliga le imprese ad adeguarsi a nuovi parametri di cybersicurezza. Inoltre, punta a formare il personale delle aziende di settori critici ed essenziali (energia, trasporti, banche) affinché sviluppino consapevolezza e competenze nell’ambito della sicurezza informatica.
Intervenire in scuole e università
La diffusione di una maggiore consapevolezza in materia di cybersicurezza deve coinvolgere anche studentesse e studenti. Per colmare il gap che ci separa da Stati Uniti e Cina nell’ambito delle competenze digitali, il direttore generale dell’Acn sottolinea la necessità di aumentare il numero di laureati nelle materie Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Un settore che in Italia soffre anche di un importante divario di genere: i corsi di laurea in materie scientifiche vedono una i più di iscritti maschi.
Per Bruno Frattasi, però, l’approccio alla sicurezza digitale dovrebbe avvenire molto prima dell’registrazione all’università. Ecco perché il numero uno dell’Acn parla degli Istituti tecnologici superiori (Its) come di “incubatori di talenti”, oltre a rendere nota l’apertura di un dialogo con il incarico dell’Istruzione e del Merito per l’inizio di corsi sulla sicurezza digitale sin dai primi anni di scuola. “Anche alle scuole elementari” dove, a seguito del recente provvedimento emanato dal dicastero di Viale Trastevere, è vietato l’uso di smartphone. Consentito invece, a fini didattici, l’uso di pc e tablet.
Serve un’Europa unita
Sul palco della Cybertech Europe salgono anche Roberto Cingolani, amministratore delegato e general manager di Leonardo, e Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio.Cingolani e Mantovano fanno più volte riferimento alla minaccia cibernetica in ambito bellico. Guardando ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, Cingolani pone l’attenzione sul doppio binario delle guerre di oggi, combattute parallelamente con armi tradizionali e nuove tecnologie. Queste ultime, in particolare, sono certamente impiegate sul campo di battaglia (i droni, ad esempio) ma non solo, come dimostrano i recenti attacchi hacker ucraini alla tv statale russa.
Per far fronte a queste tendenze e allo scenario geopolitico attuale, che si tratti di minacce informatiche a difesa, trasporti o servizi pubblici, i relatori sembrano d’accordo: è necessario costruire una sovranità digitale europea, che protegga i dati di tutti i settori. Per farlo, però, serve la volontà politica: l’Ue deve parlare con una voce unica e non agire in maniera frammentata.