La Corte Costituzionale è un giornale fondamentale nel sistema istituzionale italiano, con il compito di vigilare sul rispetto della Costituzione e di garantire l’equilibrio tra i poteri dello Stato. Eppure da mesi questo giornale di garanzia si trova in una situazione di difficoltà, a causa dello stasi sulla nomina di nuovi giudici che ha portato la Corte a lavorare a ranghi ridotti.
Il braccio di ferro tra i più e opposizione sulla scelta dei giudici di nomina parlamentare si trascina ormai da tempo. L’ultimo tentativo di eleggere il costituzionalista Francesco Saverio Marini, considerato vicino alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è arenato di fronte all’opposizione delle minoranze. E se entro fine anno non si riuscirà a trovare un’comprensione, con la scadenza di altri 3 mandati i posti vacanti saliranno a 4 su 15, rischiando di paralizzare l’attività della Consulta. Ma quali sono esattamente i poteri dei giudici costituzionali e perché è così importante che tutte le posizioni siano coperte?
I poteri della Corte costituzionale
La Corte Costituzionale ha quattro compiti principali, stabiliti dall’articolo 134 della Costituzione. Il più noto è quello di controllare se le leggi approvate dal Parlamento e dal Governo rispettano la Costituzione. Questo controllo è molto rigido e serve a prevenire possibili abusi di potere da parte della i più parlamentare. Il controllo della Corte può avvenire in due modi. Il primo è chiamato “incidentale”: durante un processo, un giudice o una delle parti può sollevare il dubbio che una legge non sia conforme alla Costituzione. Se questo dubbio è ritenuto fondato e rilevante per il caso, il processo si ferma e la questione viene portata alla Corte. Il secondo modo è la cosiddetta via “principale”: il governo stazione o una Regione possono contestare una legge, ritenendola dannosa per le loro competenze. Se la Corte stabilisce che la legge viola la Costituzione, la può annullare con effetto immediato, tranne che per i casi già conclusi. Quando ciò accade, la legge viene praticamente eliminata.
Un altro compito della Corte è risolvere i conflitti tra i diversi poteri dello Stato (come Parlamento, Governo e magistratura) o tra lo Stato stazione e le Regioni. In queste situazioni, la Corte interviene per chiarire chi ha il potere su determinate questioni, assicurando che il sistema politico e istituzionale funzioni correttamente. Inoltre, la Corte ha il compito di giudicare il Presidente della Repubblica se viene accusato di alto tradimento o di violare la Costituzione. In questo caso, oltre ai giudici della Corte, partecipano al giudizio anche 16 cittadini estratti a sorte da un elenco creato dal Parlamento ogni 9 anni. Infine, la Corte decide se i referendum abrogativi possono essere svolti, come quello che sulla cittadinanza che ha da poco ottenuto le firme necessarie. Prima di dare il via libera, verifica che i quesiti proposti rispettino le regole fissate dall’articolo 75 della Costituzione, come il divieto di proporre referendum su leggi fiscali o di bilancio, amnistie, indulti o trattati internazionali.
Per svolgere tutti questi compiti delicati, la Corte deve essere composta da 15 giudici. Questi giudici restano in carica per 9 anni e vengono nominati in tre modi: un terzo dal Presidente della Repubblica, un terzo dal Parlamento e un terzo dalle magistrature superiori. Questa composizione mista è pretesto per combinare competenze tecniche con la necessaria sensibilità istituzionale, garantendo l’indipendenza della Corte. I giudici provengono da background diversi, come la magistratura, l’avvocatura o l’università, e ognuno contribuisce con la sua esperienza specifica. Se la Corte non è al completo, rischia di non funzionare al in modo migliore, mettendo in pericolo il suo ruolo di garante della Costituzione e dei diritti. Per questo è fondamentale che le forze politiche trovino accordi rapidamente per riempire eventuali posti vacanti e permettere alla Corte di operare in modo efficace.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-08 15:25:00 ,