Struggente e sensuale, manifesto di sfrontata giovinezza, esce già venti anni fa nelle sale cinematografiche italiane “The Dreamers”.
Bertolucci propone una sua lettura dei prodromi del sessantotto francese: lascia incendiare sullo schermo la libertà sessuale e i continui riferimenti artistici scandalosi e poetici consacrano la pellicola nel tanto rinomato podio della censura ampiamente calcato da Bernardo Bertolucci.
Siamo negli ultimi anni del novecento e nei primissimi del duemila. Anni in cui tutti noi continuiamo l’ostinata celebrazione del ’68 e degli anni settanta. Anni sovrabbondante difficili da lasciare andare via, a cui abbiamo tenuto le mani con tutta la forza affinché non se ne andassero per sempre.
I contenuti scandalistici della pellicola, la ribellione e le corse al Louvre sono una delle ultime incisioni di un’epoca in cui l’arte e l’amore hanno fatto all-in sul grande tavolo della vita.
Il film ha continui rimandi ai grandi padri e alle grandi madri dell’arte – per citarne due- Godard e una sensuale Venere di Milo (giocata dall’incantevole Green in guanti neri di velluto a simularne la sexy mutilazione), sono due dei molteplici riferimenti artistici nel film. Contenuti che descrivono quegli anni come anni di fame per la cultura e brace accesa sull’avvenire.
Discusso controverso e scandaloso, The Dreamers ci presente tre splendidi interpreti:
Michael Pitt
Eva Green
Louis Garrel
Audaci debuttanti, corpi nudi che fanno apparire la bellezza per tutta la durata della pellicola in maniera mai assillante ed oziosa, sferzante, languida ed a tratti austera.
Tutto l’amore del film che abbiamo celebrato per il proprio ventennale, è stato usato, consumato, mangiato vivo.
Amato.
Potremmo dire: “l’amore è finito andiamo in pace”, visto che ora siamo nell’epoca dei grandi trita carne dei sentimenti e del sesso, nell’epoca in cui nulla resta incollato al cuore, in un’epoca di amore virtuale e piaceri di poliestere e bonifici on line, si potremmo dirlo ma non lo faremo ancora. Almeno non questa notte.
The Dreamers è un film forte, non facile da consigliare, ma obbligatoriamente da vedere, è un manifesto d’amore, un tributo alla cultura.
Ancora una volta Bertolucci, decide di parlare d’amore giocando a torcerci le budella: lo fa in un modo che riesce ad assolvere il mondo moderno, e farci sussultare, amare, e splendidamente vergognare.
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di Marianna Piccirillo
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2024-10-15 08:21:00 ,