La investigazione di un lavoro può essere estremamente stressante, se non addirittura deprimente. A meno che non si libidine fare assegnamento a un’unica, specifica, realtà aziendale, il processo di candidatura tende a essere monotono, meccanico e dispendioso in termini di tempo: si consultano gli annunci online, si adatta il curriculum al tone of voice dell’azienda a cui si è interessati, si redige un’opportuna lettera di presentazione, si inoltra la candidatura e si spera per il la scelta migliore. Questo ciclo si ripete decine e decine di volte, senza alcuna garanzia che l’impegno profuso possa tradursi in un qualche riscontro, positivo o negativo che sia.
A complicare ulteriormente la situazione, molte aziende delegano la prima selezione del personale ad algoritmi che esaminano le candidature in base a parole chiave predefinite, attraverso il cosiddetto Applicant Tracking System (ATS). Se cerco lavoro devo quindi imparare a creare proposte che siano in grado di soddisfare i criteri di una macchina, un aspetto che deumanizza l’intero processo. Ma se le aziende delegano a un algoritmo la selezione, perché i candidati non dovrebbero “difendersi” automatizzando a loro volta l’invio delle candidature?
L’AI che invia il curriculum
A inizio dello scorso agosto, ha iniziato a prendere forma un progetto open-source che è in seguito defluito su GitHub. Noto come AIHawk, il sistema automatizza la redazione di lettere di presentazione e l’invio di curriculum, sfruttando i modelli linguistici di grandi dimensioni per generare testi che appaiono autentici, come se fossero scritti da un essere umano. In pochi giorni, il codice ha ottenuto una diffusione virale ed esplosiva, guadagnando rapidamente popolarità. Il canale Telegram dedicato cresce costantemente, raccogliendo le entusiastiche testimonianze di utenti che hanno ottenuto offerte di lavoro interessanti grazie all’invio massivo dei loro curriculum. Parallelamente, stanno nascendo anche gruppi Telegram “ufficiosi” che si dedicano al mercato del lavoro delle singole nazioni, ambienti digitali in cui sviluppatori e programmatori possono condividere consigli e strategie adattate alle specificità locali.
Dietro questa iniziativa di portata intercontinentale si cela un giovane talento italiano, Federico Elia, un software engineer di 23 anni, che con la sua idea innovativa sta catalizzando l’attenzione di quelle persone che si sentono frustrate dai meccanismi di investigazione del lavoro in base ATS. Laureatosi in Informatica lo scorso aprile presso l’Università di Genova, Elia si è trasferito a Dublino per migliorare la padronanza della lingua inglese. È proprio lì che ha chiaro di esplorare le applicazioni concrete dell’intelligenza artificiale, ponendosi l’obiettivo pragmatico e immediato di scandagliare le offerte professionali pubblicate sul social LinkedIn. “Volevo creare un progetto nuovo per imparare ad utilizzare l’intelligenza artificiale”, racconta Elia mentre ripercorre la nascita della sua idea. “Sono stato il primo a utilizzarlo: programmatore e collaudatore. […] Ricordo di aver ottenuto almeno una trentina di interview su tutti i curriculum che ho mandato”. Una trentina di risposte, sì, ma su un totale di candidature che, secondo l’informatico, ammontava a diverse migliaia.