Dopo l’arresto di Carmelo Miano, il criminale noto per aver bucato i sistemi di sicurezza del incarico di Giustizia, lo scorso sabato la polizia ha arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa uno dei cybercriminali più ricercati al mondo: un quarantenne italo-australiano ricercato da più di tre anni per reati di vario genere. A seguire le tracce del criminale era l’FBI, che ha subito allertato la Polizia italiana quando è venuta a familiarità di uno spostamento dell’uomo nel nostro paese. E così, non difficilmente il suo aereo è atterrato a Milano da Singapore, il cybercriminale è stato arrestato in seguito a un mandato emesso dalla Corte Distrettuale del Nord Carolina.
Secondo quanto riportato dall’autorità federale, l’uomo sarebbe stato coinvolto in “un’associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica, al danneggiamento di apparati telematici protetti da misure di sicurezza e al riciclaggio del denaro illecitamente ricavato”. Una serie di attività criminali che gli avrebbero fruttato ben 31 milioni di euro. Non a caso, al momento dell’arresto, è stato trovato con indosso migliaia di euro in contanti, carte di credito e alcuni dispositivi informatici. Allo stato attuale, l’uomo è detenuto nel carcere di Busto Arsizio, in attesa che vengano avviate le procedure per l’estradizione.
Una truffa milionaria
La storia dell’hacker arrestato a Malpensa risulta meno affascinante di quella di Miano, ma è rappresentativa dei pericoli che popolano la rete. A quanto pare, infatti, qualche anno fa il quarantenne italo-australiano è stato coinvolto in una maxi truffa perpetrata ai danni degli internauti, soprattutto se anziani e vulnerabili. I criminali erano soliti imbroccare i computer delle vittime facendo comparire un messaggio che segnalava che i dispositivi erano compromessi, riportando un codice di errore ben preciso e invitandoli a contattare un call center per risolvere il problema.
Chiaramente, il messaggio non era affatto veritiero, ma si trattava della conseguenza di un malware installato sui computer delle vittime dai cybercriminali. Un escamotage pensato per convincere gli utenti a chiamare l’assistenza al numero indicato, che gli avrebbe poi chiesto di inviare un pagamento per risolvere il problema. Senza ottenere alcun risultato, se non quello di perdere soldi. Uno schema chiaro e semplice, che ha permesso al cracker di incassare milioni di euro in modo illecito. Tanto da essere uno dei criminali più ricercati al mondo.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2024-10-21 13:31:00 ,