Il governo italiano ha in programma importanti modifiche alla digital service tax (ex web tax) con la manovra finanziaria 2025. Modifiche che rischiano di ingiuriare soprattutto le piccole e medie imprese del settore digitale, comprese startup e scaleup, invece che i grandi giganti della tecnologia.
Secondo Netcomm, il Consorzio del commercio digitale in Italia, negli ultimi anni il nostro Paese ha implementato l’ex web tax introducendo un’aliquota del 3% sul fatturato delle imprese che operano in ambito digitale, con l’obiettivo di garantire un gettito fiscale equo.
Tuttavia, la recente proposta di rimuovere il limite di fatturato di 750 milioni di euro a livello mondiale e di 5,5 milioni in Italia, rappresenta un duro colpo per le piccole e medie imprese che, già gravate da costi operativi elevati, potrebbero dover trattare gli effetti negativi dell’introduzione di questa tassa.
Netcomm sottolinea inoltre come la filiera dell’ecommerce in Italia, contribuisca a creare un valore per l’intera economia e società: secondo una recente investigazione, infatti, questo comparto ha generato un valore di oltre 133,6 miliardi di euro in Italia nel 2022, ovvero il 7% del Pil.
E a beneficiare della ricchezza generata è l’intera società: grazie a questo valore infatti, lo Stato è in grado di investire 49,6 miliardi di euro in servizi pubblici e infrastrutture volte a migliorare il benessere della collettività e a supportare lo sviluppo economico del Paese con il 37% del totale, che corrisponde ossia al 9,1% delle entrate fiscali del 2022.
Ed è proprio per questo motivo che Netcomm esprime una forte opposizione all’estensione della digital service tax, sostenendo che tassare il settore digitale che è già in difficoltà, rappresenta un errore di strategia. Infatti, “tassare in modo aggressivo il settore digitale non favorirà la crescita economica del Paese. Il rischio di doppie imposizioni e la conseguente fuga di imprese all’estero rappresentano motivi di preoccupazione. È decisivo che i policy maker comprendano che, aumentando il gettito fiscale, si sta anche soffocando un settore che potrebbe contribuire in modo significativo alla ripresa economica del Paese. L’Italia deve adottare una strategia che favorisca la digitalizzazione, piuttosto che penalizzarla” dichiara Roberto Liscia, presidente di Netcomm.
Un’idea condivisa
Della stessa idea è anche Umberto Bottesini, imprenditore e founder di BlackSheep che ha ribadito a Wired come: “Queste modifiche non solo non miglioreranno una tassa di per sé già mal concepita, ma andranno a ingiuriare le piccole e medie imprese che operano nel settore digitale, startup e scaleup comprese, invece dei grandi colossi tech”.
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di Elena Capilupi www.wired.it 2024-10-22 04:50:00 ,