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“Il vero significato dello sport,
al di là delle medaglie, è proprio quello di riappropriarsi
della propria vita e delle proprie aspirazioni. Il mio percorso
sportivo è iniziato a 14 anni, lo sport esprime solo proprietà
positivi, è anche autodeterminazione, perché ci fa andare oltre
i propri limiti”. Così Angela Procida, bronzo alle ultime
Paralimpiadi di Parigi, ha narrato la sua storia personale al
convegno sul tema “Lo Sport che unisce: tra il valore della
diversità e la forza dell’inclusione”, che si è tenuto oggi
all’Università Parthenope di Napoli. L’incontro è stato infatti
l’occasione per un confronto tra i campioni paralimpici Vincenzo
Boni, Angela Procida e Gerardo Valentino Acito e gli studenti
dell’Ateneo sull’importanza dello sport, in cui Procida ha
proseguito affermando che “il nuoto mi ha permesso – ha detto –
di diventare quella che sono, anche nella vita. Lo sport mi ha
dato la tenacia per sostenere il mio percorso di studi. La
medaglia di Parigi ha rappresentato la gara della vita, le vera
vittoria non è però la medaglia ma la capacità di superare se
stessi”.
Nell’incontro è stata presentata anche la terza edizione
dell’International Sport Film Festival che si terrà dal 25 al 30
novembre prossimi e che tra le sue opere conta pellicole che
parlano di disabilità, inclusione e integrazione attraverso lo
sport. Significative anche le dichiarazioni di Vincenzo Boni,
medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016. “La
medaglia – ha detto – porta responsabilità e nel nostro caso ad
una maggiore responsabilità perché dobbiamo raccontare cosa è il
paralimpismo nelle scuole e nelle università. Per noi parlare di
sport per i disabili è il vero successo. Se poi anche il cinema
si occupa di questi argomenti vuol dire che tutto ciò è
finalmente la normalità. La competitività sportiva ha il potere
di accendere dentro di sé la fiammella che la disabilità aveva
spento. Quando sei in ospedale e hai avuto un incidente che ti
rende disabile pensi subito allo sport come mezzo di riscatto e
di rinascita. Lo sport è la chiave di volta per l’inclusione
sociale, consente ai disabili di fare amicizia, di vivere di
nuovo, uscendo da casa e dal cono ombra d’ombra. Lo sport dà la
possibilità di riscatto e di non arrenderci. Noi non siamo
esempi, possiamo solo insegnare quello che ci è capitato e che è
possibile riemergere. In tal senso lo sport è tutto”. Presente
anche Sergio Roncelli, presidente del Coni Campania, che ha
sottolineato come “il tema trattato ci interessa molto, dal
momento che noi non ci occupiamo solo di preparare gli atleti,
ma ci preoccupiamo anche di utilizzare lo sport come mezzo di
promozione di temi come inclusione e integrazione e come aiuto
ai giovani, alle fasce più deboli. Con la fondazione Campania
Welfare, ad esempio usiamo la scuola regionale dello sport per
formare persone con tratti autistici in modo che diventino
istruttori per ragazzi proprio con lo spettro autistico. Per il
2026, con Napoli capitale dello sport, pensiamo di definire
nuove politiche sociali per le fasce deboli ed emarginate”. A
fare gli onori di casa, insieme a 500 studenti, c’erano la
docente Pasqualina Buono, prorettore allo Sport e Stili di vita
attivi dell’Università Parthenope, Andreina Alfieri, docente
referente degli studenti-atleti della Partenope e Domenico
Tafuri, direttore del Dipartimento delle Scienze Mediche,
Motorie e del Benessere della Parthenope e delegato del Rettore
per la disabilità.
Nicola D’Auria, direttore dell’International Sport Film
Festival ha aggiunto: “La rassegna è giunta alla terza edizione.
Sono 149 le opere iscritte e sono rappresentati i cinque
continenti, Africa compresa, con tante storie raccontate che
toccano anche i temi dell’inclusione”.
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