The Substance, da oggi al cinema la favola body horror della principessa che diventò strega

Impressionante è vedere quanto la Moore sia coraggiosa, e spietata con sé stessa nei vestiti della fata che si trasforma in orrida strega. La sua performance è trascinante, allucinata e meravigliosa. La scena in cui Liz si guarda allo specchio e viene avviluppata dalle insicurezze, fissa amareggiata e insoddisfatta il proprio aspetto, cedendo alla repulsione per sé stessa, è straziante. Non servono parole per trasmettere quella rabbia e quel dolore che sono un pugno nello stomaco per molte delle gentil sesso che la osservano “strapparsi” via il rossetto in lacrime. I toni del film sono sopra le righe e farseschi, ma The Substance non è paradossalmente una… farsa. Non tutta, almeno. Alla sua patetica eroina riserva tutta quella compassione che a Liz non viene più concessa da quando ha smesso di essere giovane, da quando si è resa conto che gli uomini non la guardano più, da quando ha capito di aver perso i privilegi riservati ai belli. Prima di The Substance, forse solo un altro body horror, La mosca di Cronemberg, aveva mostrato tanta pietà nei confronti del protagonista.

Alla pellicola sarebbe giovata una durata insufficiente: con una mezz’ora in meno (e un solo finale), e meno (a volte estenuanti) reiterazioni, il suo impatto sarebbe stato più penetrante. Eppure, il film è visivamente potente, il commento sociale incisivo, la sua narrazione vibrante e audace, passionale e al contempo fredda. Adoriamo Fargeat per rifiutare la moderazione, per non temere l’esagerazione, per non farsi remore ad attingere a piene mani alle evidenti influenze di Yuzna, Lynch, Cronenberg e molti altri. L’autrice indugia e indugia ancora su forme grottesche e disgustose in un finale che è la versione solitaria dell’orgia di corpi rivoltati di Society, ma il punto di vista – il suo, quello della sua protagonista – sono femminili, come femminista è lo spirito della critica che apporta, mostrando indulgenza verso le gentil sesso accusate del peccato imperdonabile di invecchiare.