La Commissione Europea ha aperto un’indagine formale nei confronti di Temu, il sito cinese di ecommerce a prezzi stracciati rivale di Amazon, per verificare se abbia violato il Digital services act, la nuova normativa comunitaria sui servizi digitali entrata in vigore da poco più di un anno. Sotto la lente di Bruxelles ci sono in particolare tre aspetti: la possibile presenza di prodotti illegali e non conformi agli standard europei sulla piattaforma, la mancanza di trasparenza e i meccanismi della piattaforma che possono creano dipendenza, come i sistemi di ricompensa simili a quelli dei videogiochi.
“Vogliamo assicurarci che Temu rispetti il Digital services act, in particolare garantendo che i prodotti venduti sulla sua piattaforma soddisfino gli standard Ue e non danneggino i consumatori“, ha dichiarato la commissaria europea per la concorrenza, Margrethe Vestager. “La nostra azione garantirà condizioni di parità e che ogni piattaforma, inclusa Temu, rispetti pienamente le leggi che mantengono il nostro mercato europeo sicuro ed equo per tutti“. La mossa di Bruxelles arriva dopo le numerose segnalazioni e richieste di intervento da parte di autorità nazionali, soprattutto in Germania, Danimarca e Irlanda (dove Temu ha la sede europea), e di associazioni di consumatori.
Il modello di business rischioso
Temu, di proprietà della holding cinese Pdd, è sbarcata in Europa solo nell’aprile 2022 ma in poco più di un anno ha registrato una crescita vertiginosa, arrivando lo scorso maggio a superare la soglia dei 75 milioni di utenti mensili nell’Ue. Questo numero di utenti l’ha qualificata come very large online platform (Vlop) secondo il Digital services act, sottoponendola a obblighi più stringenti e alla supervisione diretta della Commissione europea. Lo status di Vlop, che si applica alle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti mensili nell’Ue, comporta una serie di obblighi specifici: la piattaforma deve rendere pubblici i suoi sistemi di moderazione dei contenuti, fornire accesso ai propri dati ai ricercatori indipendenti, sottoporsi ad audit esterni annuali e implementare sistemi efficaci per tracciare e rimuovere rapidamente i venditori che propongono prodotti illegali o contraffatti. A settembre 2024 la base utenti di Temu è ulteriormente cresciuta fino a raggiungere quota 92 milioni.
Temu ha conquistato il mercato europeo grazie a un modello di business particolarmente aggressivo: la piattaforma offre prodotti di ogni tipo (dall’abbigliamento all’elettronica, dai cosmetici ai mobili) a prezzi eccezionalmente bassi, bypassando radicalmente gli intermediari e acquistando direttamente dai fornitori cinesi. Questo approccio ha sollevato serie preoccupazioni nella Commissione europea, che ha rilevato diverse criticità: dalla pratica del dumping – ovvero la vendita di prodotti a prezzi artificialmente ribassati per eliminare la concorrenza europea – allo sfruttamento della manodopera in Cina, fino alla mancanza di controlli efficaci sui venditori. Secondo l’indagine preliminare, i venditori precedentemente banditi per pratiche scorrette riescono a rientrare sulla piattaforma nel giro di pochi giorni, spesso proponendo gli stessi prodotti non conformi agli standard Ue. A questo si aggiunge un sistema di marketing basato su meccanismi che creano dipendenza, come ricompense e bonus simili a quelli dei videogiochi, progettati per spingere gli utenti a tornare frequentemente sulla piattaforma e fare acquisti compulsivi.
La risposta di Temu
Da parte sua, Temu in una nota riportata dal Guardian ha assicurato: “Prendiamo sul serio i nostri obblighi ai sensi del Digital services act, investendo continuamente per rafforzare il nostro sistema di conformità e salvaguardare gli interessi dei consumatori sulla nostra piattaforma“. L’azienda ha anche anticipato che firmerà un protocollo d’affiatamento con la Commissione sulla vendita di prodotti contraffatti online, sottolineando che “collaboreremo pienamente con i regolatori per sostenere il nostro obiettivo comune di un mercato sicuro e affidabile per i consumatori“.
La Commissione ha precisato che al momento si tratta solo di “sospetti” e non di “conclusioni, nemmeno preliminari“. L’indagine faticosamente avviata, che non ha scadenze, servirà proprio a capire se c’è un problema “sistemico” con Temu. In caso di violazioni confermate del Digital services act, la società rischia una multa fino al 6% del fatturato generale annuo. L’aggressione di Bruxelles su Temu si inserisce in un contesto di mezzaluna attenzione e preoccupazione in Europa per i marketplace online cinesi, da Shein ad AliExpress, non solo per questioni di concorrenza sleale ma anche per l’impatto sociale e ambientale.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-31 15:02:00 ,