“Ricordate quando 456, dopo aver vinto i giochi di Squid Game, si tinge i capelli di rosso? Ho preso l’ispirazione da Hanamichi Sakuragi di Slam Dunk, che da noi si chiama Kang Baek-ho, perché per noi è considerato un simbolo di trasgressione, una presa di coraggio. Dovete sapere che in Corea del Sud Slam Dunk è uno dei manga più popolari di sempre” ha rivelato Hwang Dong-hyuk, il creatore, sceneggiatore e regista di Squid Game, ospite a Lucca Comics & Games per presentare, assieme agli attori Wi Ha-joon e Lee Jung-jae, la seconda attesissima stagione. Con la manifestazione, i nuovi episodi hanno almeno un’altra cosa in comune: “Ci sono due canzoni italiane nella seconda stagione” ha rivelato Hwang, “si sentono le note di Nessun dorma dalla Turandot nel primo episodio”. Quest’anno ricorre il centenario dalla morte di Puccini, che è anche la personalità che quest’anno viene onorata da Lucca Comics tramite i poster disegnati dal maestro Yoshitaka Amano. “L’altra è Time to Say Goodbye (Con te partirò) di Andrea Bocelli” ha continuato il regista coreano.
Le anticipazioni sulla seconda stagione di Squid Game 2
Nella seconda stagione, spiegano gli ospiti, 456/Gi-hun, interpretato da Lee Jung-jae, torna a cimentarsi coi giochi: “Rivedrete alcuni luoghi familiari, come il dormitorio e i corridoi dai colori sgargianti, ma anche nuovi set dove verranno introdotti altri giochi ancora più entusiasmanti e ambienti mai visti prima”. Hwang ha continuato: “Siamo solo una serie, quindi alla fine non possiamo essere strabocchevole seri, deve esserci una componente di intrattenimento, ma i temi di Squid Game sono importanti. Nel k-drama si parla di dilemmi sociali ed esistenziali, si parla della società capitalista, che ha creato i cosiddetti “perdenti”, quelli che il sistema ha schiacciato. Non offro risposte ma un’opportunità di riflettere su che mondo è e sarà” ha spiegato. “Questi temi saranno esplorati ulteriormente nella seconda stagione”. Il messaggio che mira a conferire è: “Se ci sforziamo di non accantonare i deboli, i forti non potranno sfruttarli, e in questo modo potremo cambiare la società”.
Hwang ha aggiunto: “La storia moderna della Corea è costruita sulle ceneri della guerra. La Corea è diventata un’economia forte in pochi anni. Noi come popolo abbiamo sopportato grandi sacrifici per diventare un paese avanzato, ma il capitalismo è arrivato così in fretta che ha creato caos e confusione, rendendo il più sistema vulnerabile, specialmente per i deboli. Spetta ai media e le varie piattaforme parlarne”. Lee Jung-jae ha aggiunto: “Da Squid Game ho imparato che dobbiamo fare tutti degli sforzi per migliorare la società, inoltre bisogna avere rispetto reciproco, proteggere i deboli e collaborare tutti insieme”. Wi Ha-joon, che interpreta il poliziotto Hwang Jun-ho, ha osservato: “Diamo al pubblico ha la opportunità di riflettere. Come attore, io stesso rifletto su quello che succede nella serie, e lo faccio anche quando preparo il personaggio, facendo ricerche. La serie mi ha fatto riflettere sulla dignità e sulla natura umane”. Il regista non è rimasto particolarmente turbato neanche dalla realizzazione del reality show ispirato alla serie: “Ho visto un paio di episodi e vedere i concorrenti mentre leccano i biscotti è stato surreale. Circa l’idea di creare un reality ispirato a Squig Game, non la trovo paradossale. Squid Game è un prodotto di Netflix, è normale che ci abbia investito e tentazione sfruttarlo. Questo non diluisce il messaggio”.
Cosa pensa il regista di una serie di Squid Game diretta da David Fincher?
Interrogato sulla notizia che il regista di Seven David Fincher potrebbe produrre una versione americana di Squid Game, Hwang ha commentato: “Non è ancora ufficiale ma come filmmaker rispetto Fincher e da fan non vedrei l’ora di vederlo. Sono curioso di vedere come lo farebbe. E no, non mi disturba o mi dà fastidio perché Squid Game resta comunque mio, anzi mi fa contento perché espande il mio universo”. Lee Jung-jae ha infine commentato la popolarità dei K-content: “Vedo che il Kpop, i webtoon, i k-drama e i film sono molto amati e supportati dal resto del mondo, ma personalmente ho notato una cosa: mentre girando per vari Paesi, non ho incontrato fan del K-pop che volevano visitare la Corea ma fan dei film e delle serie, e questo mi rende orgoglioso”.
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di Lorenza Negri www.wired.it 2024-10-31 16:02:00 ,