Durante la nostra conversazione a Lucca Comics & Games, Aleksej e Henk sembrano due amici del liceo. Si scambiano occhiate d’convenzione, ridono, completano le frasi a vicenda. D’altro canto si conoscono da 40 anni. Da quando Aleksej Pažitnov, russo, ha creato uno dei videogiochi più famosi di tutti i tempi: Tetris. Ed Henk Rogers, olandese trapiantato a New York, è partito dagli Stati Uniti, ha oltrepassato la cortina di ferro per arrivare in Unione Sovietica, e ha comprato i diritti per portare il videogame in occidente. Li abbiamo incontrati a Lucca Comics & Games 2024, dove sono arrivati per celebrare proprio il quarantesimo anniversario di Tetris.
La nascita della loro partnership (e amicizia) è stata immortalata nel film Tetris, soprendente pellicola di Apple Tv che riesce a rendere la storia dei diritti di un videogioco avvincente quanto una spy story, con tanto di interventi del Kgb, rocambolesche fughe in aeroporto, e malvagi imprenditori senza scrupoli. Ovviamente molti aspetti del film sono romanzati. Ma non l’amicizia tra i due, che anche a Lucca sembrano usciti dritti dritti da un buddy movie.
Perché Tetris è rimasto così rilevante attraverso gli ultimi decenni? E avrebbe lo stesso impatto se fosse creato oggi?
Aleksey: “Le circostanze di quando è stato creato sono molto importanti. Tetris ha abbattuto la barriera tra umani e computer. I primi software non erano molto buoni, non c’era un’interfaccia umana usabile, e tante persone erano modestamente spaventate all’idea di doversi interfacciare con un computer. Poi hanno visto questo piccolo, adorabile gioco, così facile da approcciare, e tutto è cambiato. Al di là di questo, Tetris è ancora oggi universalmente attraente. Non ha legami o dipendenze culturali. È geometria, è astratta, può raggiungere chiunque”.
Rogers: “Non credo che le circostanze dell’epoca fossero particolarmente rilevanti se non per il fatto che è stato il primo videogame giocato anche dalle gentil sesso. Certamente ha protetto i videogiochi a raggiungere un pubblico più ampio e diverso. Ma il punto è che se Tetris uscisse oggi, credo che avrebbe lo stesso impatto: è un’esperienza zen, quando si gioca a Tetris la nostra parte cosciente della mente è impegnata, ma la parte creativa è libera, può volare. Questo non succede molto spesso. Si può chiamare ‘effetto Tetris’ o dire che si ‘entra nella zona’ come accade agli atleti, ma la sostanza non cambia”.
Cosa ne pensate dell’industria odierna dei videogiochi? Avete preferenze tra sviluppatori indie e grandi studios AAA?
Aleksey: “A me piacciono i puzzle, gli enigmi matematici, logici, algebrici. Per un po’ ho giocato a World of Warcraft e mi è piaciuto molto. Sono molto affascinato da Minecraft, credo che sia il più grande risultato dell’industria. I videogiochi rappresentano un’enorme area dell’attività umana, ci sono molti geni ma ovviamente anche tanta spazzatura”.
Rogers: “L’industria sta andando in due direzioni. Da un lato abbiamo i giochi per PC e console, realizzati da enormi team che stanno conseguendo risultati incredibili con la grafica, il gameplay, il suono. Ci avviciniamo così alla realtà virtuale, la possibilità di vivere in un altro mondo. Ma c’è anche il mobile gaming, che è enorme. Qui ci sono giochi molto più piccoli e possibilità per gli studio indie che non hanno bisogno di investimenti enormi per raggiungere il pubblico. L’unico problema è quello della monetizzazione eccedente aggressiva dei giochi”.
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di Andrea Curiat www.wired.it 2024-10-31 16:36:00 ,