Baron Yoshimoto arriva a Lucca Comics & Games 2024 direttamente dal Giappone, con una camicia da cowboy e una pettinatura impeccabile. Ha 83 anni e non li dimostra. Ha debuttato nel mondo dei manga nel 1959, ed è subito divenuto uno dei più influenti rappresentanti del genere gekiga: fumetti che si rivolgevano invece a lettori adulti e giovani lavoratori con storie drammatiche, noir, veriste, cariche di eros, violenza e pathos. A Lucca, il sensei dei manga ha lasciato la propria impronta (alla lettera) nella Walk of Fame della più grande manifestazione italiana dedicata al fumetto e ai manga.
Yoshimoto è arrivato in Italia quest’anno (per la prima volta da un suo viaggio negli anni ‘70) con Coconino Press insieme a un’opera da noi esorbitante a lungo inedita, ma talmente popolare in Giappone da aver generato una saga di oltre 9mila pagine a fumetti: Le leggende del Judo, un racconto che segue molteplici generazioni di una famiglia di judoka, le cui vite, amori, fatiche si intrecciano con la storia del Giappone dal periodo Meiji (1868-1912) fino agli anni Settanta del Novecento.
“Ho lavorato a Le leggende del Judo per più di 10 anni, e tra i miei manga è quello a cui sono più legato”. Così si racconta Baron Yoshimoto incontrando la rivista a Lucca Comics & Games, ritornando anche alle origini della propria, strabiliante carriera: “Iniziare a lavorare come mangaka non è stato semplice, in un’epoca in cui non era una professione diffusa o ben accetta. Io però la sentivo come missione di vita, e sono stato fortunato perché ho incontrato alcuni editori che hanno compreso la mia necessità, e mi hanno lasciato portare avanti il mio stile”.
Le storie di Yoshimoto sono fortemente radicate in Giappone, raccontandone peculiarità, vizi, difetti e virtù, e tratteggiando ritratti di personaggi straordinari (come i “maestri del judo”) così come di persone comuni che si trovano per un motivo o per l’altro ai margini della società e a vivere esperienze anormali, come nell’antologia Seventeen **(edizioni J-Pop). È sorprendente, allora, scoprire l’ampiezza di fonti di ispirazione a cui ha attinto il mangaka nel corso della sua pluridecennale carriera. “Ho trascorso un periodo negli Stati Uniti, durante il quale ho letto i comics americani, e mi sono lasciato trasportare molto dai film di genere western”. Una tendenza tuttora evidente nell’abbigliamento dell’autore, come egli stesso sottolinea indicando il propro abito in stile sceriffo. “Ho amato anche i macaroni western italiani [così sono noti in Giappone gli spaghetti western, ndR]; ma anche il neorealismo italiano, come Ladri di biciclette, che in Giappone è molto famoso. Adoro Giuliano Gemma, Franco Nero, Gian Maria Volonté. E soprattutto – ride il maestro – adoro Claudia Cardinale”.
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di Andrea Curiat www.wired.it 2024-11-03 15:08:00 ,