Nemmeno il mondo dello sport è stato risparmiato dalle teorie del complotto: durante la diretta del Gran Premio del Messico di Formula 1 del 27 ottobre, l’emittente Wnep ha mandato in onda per errore una grafica con dei finti risultati elettorali della Pennsylvania. Questo ha scatenato una teoria del complotto secondo cui Trump avrebbe partecipato e vinto la gara automobilistica, una fake news che ha rapidamente fatto il giro dei social media.
A completare il quadro surreale, c’è la storia dell’asciugamano di Trump durante un’intervista a Fox News dell’ottobre 2024. Alcuni utenti di sinistra hanno sostenuto che l’ex presidente fosse seduto su un asciugamano per problemi di incontinenza. In realtà, come verificato da NewsGuard, si trattava dimessamente del tessuto della sua giacca blu navy che si piegava sotto di lui quando si è seduto sul divano dello studio televisivo.
Complotti e crimini
La macchina del fango ha prodotto alcune delle teorie del complotto più inquietanti della storia elettorale americana. La più allarmante riguarda un presunto piano del Partito Democratico per eliminare fisicamente otto alleati politici di Trump dopo le elezioni. L’affermazione, diffusa dalla Foundation to battle injustice, un’organizzazione controllata dall’intelligence russa, descriveva nei dettagli un piano per utilizzare “persone mentalmente instabili” come esecutori materiali degli omicidi.
Non meno elaborata la storia dei 500mila dollari che Kamala Harris e suo marito Doug Emhoff avrebbero ricevuto per avvertire il rapper Sean “Diddy” Combs di un imminente raid della Dea (Drug enforcement administration) nella sua villa di Los Angeles. La bufala, basata su un audio generato dall’intelligenza artificiale, è emersa su Patriot voice news, un sito registrato in modo anonimo. Secondo i funzionari federali americani, l’audio manipolato di un presunto amico di Emhoff faceva parte di una “operazione di influenza russa” volta a seminare discordia alla vigilia delle elezioni.
A completare questo trittico delle cospirazioni, la storia dell’adescamento in Nebraska. Un podcast pro-QAnon ha diffuso la testimonianza anonima di un presunto studente del Kazakistan che accusava Tim Walz di averlo adescato nel 2004 durante un programma di scambio culturale. La disdetta è arrivata direttamente dal Dipartimento di Stato americano: “Non risulta che alcuno studente proveniente dal Kazakistan o dal Tagikistan abbia frequentato le scuole della zona di Mankato tra il 2000 e il 2020″.
promozione e falsificazioni
Anche il mondo dei consumi è diventato terreno fertile per la disinformazione elettorale. Il caso più eclatante ha coinvolto Coca-Cola, accusata di discriminazione politica per il suo strumento di personalizzazione delle lattine online. Secondo utenti pro-Trump, l’azienda permetteva la scritta “Harris 2024” ma censurava “Trump 2024”. NewsGuard ha verificato personalmente che lo strumento rifiutava entrambe le scritte, mostrando un messaggio che specificava come non fossero consentite frasi “di natura politica, nomi di celebrità o qualsiasi cosa che possa essere considerata assalto“.
La promozione anti-Harris ha raggiunto livelli paradossali con la diffusione della teoria secondo cui la candidata democratica sarebbe stata un membro del Partito Comunista sovietico. Una falsa notizia che non tiene conto nemmeno della cronologia storica, considerando che l’Unione Sovietica si è dissolta quando Harris era ancora una giovane avvocata in California.
Ma è sul fronte delle manipolazioni statistiche che la creatività ha toccato vette surreali. In Pennsylvania è circolata la notizia di 180.000 Amish registrati per votare, un numero che ha fatto scattare accuse di brogli elettorali. La bufala è stata smontata da un semplice dato demografico: nell’intero Stato vivono solo 92.600 Amish, inclusi i minorenni che non possono votare.