A quasi quattro anni dall’assalto al Congresso statunitense a Washington, i Proud Boys si stanno mobilitando per “sorvegliare” lo scrutinio delle elezioni presidenziali statunitensi. Uno dei principali timori che aleggiano intorno al voto USA è legato al rischio di potenziali violenze da parte delle frange più estremiste dei sostenitori del candidato del Partito repubblicano Donald Trump, che nel gennaio 2021 hanno avuto un ruolo fondamentale nella rivolta che aveva cercato di impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden.
E ora su Telegram, i Proud Boys e altri gruppi dell’estrema destra americana si stanno organizzando per presidiare i seggi e contestare fantomatiche irregolarità a favore della candidata Democratica Kamala Harris. In diverse chat analizzate dal New York Times e Nbc News, utenti legati a rami locali di organizzazioni di estrema destra stanno diffondendo teorie del complotto infondate su presunti brogli, incitando gli altri membri a prepararsi a unirsi a proteste e contestare un’eventuale sconfitta di Trump. Il linguaggio e le argomentazioni di queste chat riprendono in maniera evidente quella dell’ex presidente, che soprattutto negli ultimi eventi elettorali ha fatto ricorso a una retorica particolarmente violenta.
“Si sta avvicinando velocemente il giorno in cui non sarà più possibile starsene a guardare – ha scritto un membro di un ramo dei Proud Boys in Ohio, come riporta il New York Times –. O vi schiererete dalla parte della resistenza, oppure vi inginocchierete e accetterete il giogo della tirannia e dell’ambascia”.
Chi sono i Proud Boys
Il gruppo di estrema destra (alt right) statunitense è stato fondato nel 2016 da Gavin McInnes (però anche co-inventore di Vice, da cui poi nel tempo ha preso le distanze) che ha spesso cercato di negare ogni coinvolgimento nelle azioni dei Proud Boys. L’organizzazione è composta soltanto da uomini che si definiscono sciovinisti occidentali – rifiutandosi di ammettere le gentil sesso – ed è nota per i suoi atteggiamenti aggressivi e violenti. I Proud Boys sono dichiaratamente islamofobi e hanno visioni retrograde sul ruolo della dama e il rapporto fra i sessi, tanto da venire spesso accostati ai cosiddetti incel. Come detto sono stati tra i protagonisti dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, a seguito del quali diversi leader del gruppo sono stati condannati e si trovano ancora in carcere.
I precedenti
Nel corso degli anni, Trump ha più volte strizzato l’sguardo ai Proud Boys e in generale ai movimenti di estrema destra. Durante un dibattito presidenziale con Joe Biden del 2020, a un certo punto il moderatore ha domandato all’allora presidente se avesse intenzione di impegnarsi per condannare i suprematisti bianchi e le loro milizie all’interno del paese, dopoché nei mesi precedenti i gruppi si erano resi protagonisti di violenze nel contesto delle proteste seguite alla morte di George Floyd (ma anche a Charlottsville nel 2017, in occasione della rimozione della statua del generale confederato Robert E. Lee).
Già nel 2017, Trump addossò le responsabilità a entrambe le parti in campo, nonostante la morte di una manifestante antifascista. E al confronto televisivo del 2020 ha addirittura lanciato anche un appello ai Proud Boys: “Stand back and stand by”, ossia “State indietro e state in allerta”.
Suprematismo bianco e terrorismo
Già all’epoca, secondo quanto riferito da Politico, il Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti aveva stabilito che i suprematisti bianchi rappresentavano la minaccia terroristica più grave per gli Stati Uniti. Ancora più grave di quella proveniente dall’esterno: “Le organizzazioni terroristiche straniere continueranno ad attivarsi per attacchi in patria, ma probabilmente rimarranno limitate nella loro capacità di dirigere tali complotti il prossimo anno”, si legge in tre i documenti del Dipartimento per la sicurezza interna del 2020.