Nelle ultime settimane, su TikTok, stanno macinando milioni di visualizzazioni i video della cosiddetta “femmina lucertola”. Centinaia di contenuti hanno riempito la sezione dei “Per te” di molti utenti: intorno a questa femmina, che solitamente si aggira per il centro di Milano con addosso un piumino e un cappuccio sulla testa, è stata creata una narrazione fuori luogo. Il suo soprannome lo deve ai suoi occhi, spesso spalancati in maniera inquietante, paragonati a quelli di un rettile. Per questo sulla piattaforma è partita la caccia all’avvistamento, come si trattasse del mostro di Loch Ness o se le vie che circondano il Duomo fossero l’Area 51. I contenuti che circolano in Rete ormai da un po’ di tempo seguono una narrazione di quel tipo: musica incalzante, in alcuni casi montaggi in stile Lo squalo, per ricreare in qualche modo la tensione di un thriller. Nei filmati la “femmina lucertola” viene ripresa a sua insaputa mentre prende del cibo dal tavolo di un fast food all’aperto a dei ragazzi, oppure viene “intervistata” dal creator di turno.
C’è anche chi gira dei video in cui vuole cercare di smontare questo tipo di racconto che le è stato cucito addosso dai social, realizzando dei contenuti in cui offre un panino alla “femmina lucertola” mostrandone un lato umano. Anche questo, però, non è il modo giusto per aiutare una persona in evidente stato di difficoltà, perché la si sfrutta comunque per un tornaconto personale mascherato da un buonismo che dovrebbe far rassenare la propria coscienza.
I video sulla “femmina lucertola” su TikTok
La viralità di questa figura ha fatto sì che a lei venissero dedicati dei profili ad hoc o che si creassero meme con le sue espressioni, in video o foto. Parallelamente, come spesso avviene in questi casi, iniziano a intrecciarsi storie, complottismi e leggende metropolitane. La verità è che la cosiddetta “femmina lucertola” è una persona che chiaramente non sta bene, che ha bisogno d’aiuto e che non va ripresa in alcun modo, ancor di più se l’intento della ripresa è farla finire su TikTok. Il potenziale virale che viene premiato anche da TikTok con milioni di views spinge molti creator, e non solo, ad aumentare la produzione di contenuti sulla vita e sul passato della “femmina lucertola”. I video che la ritraggono, che qui non condivideremo, non fanno altro che alimentare un “mito” da Gobbo di Notre Dame da cui non ne esce bene nessuno.
Impareremo mai dai nostri errori?
Non è la prima volta che sui social diventano virali video di persone con evidenti problemi psichici. Qualche tempo fa aveva girato tantissimo un video di una signora che, esasperata, urlava al telefono con il suo interlocutore: l’oggetto della chiamata era probabilmente una cena, a base di fettine di vitello. Una conversazione che in apparenza poteva far ridere molti, ma che riascoltata una seconda volta avrebbe potuto celare una situazione molto più complessa.
Qui, invece, siamo di fronte a un disagio evidente, conclamato. Speculare sulle fragilità della “femmina lucertola” o dipingerla come il “mostro dietro allo schermo” non fa altro che accentuare la sua situazione di difficoltà, emarginandola. Questi video non sono esilaranti, tantomeno divertenti. Non si tratta di fare del banale moralismo, ma se leggendo queste righe riuscissimo a invitare a una riflessione che va oltre i numeri delle visualizzazioni, saremmo soddisfatti. Perché la “femmina lucertola” potrebbe entrare all’improvviso nelle nostre vite, in una madre, una nonna, una sorella o, addirittura, potremmo essere noi. A volte lo scrolling distratto e compulsivo ci porta a distaccarci talmente tanto dalla realtà, senza contare che il protagonista del video che stiamo guardando in quei pochi secondi che catturano la nostra attenzione non sono figuranti, attori o comparse. Sono persone.
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di Daniele Polidoro www.wired.it 2024-11-06 12:00:00 ,