NEW YORK – La Federal Reserve tiene ferma la barra del timone e i nervi saldi, all’indomani dell’esito delle elezioni americane e in vista dell’avvento di una seconda presidenza di Donald Trump che potrebbe riscrivere, con la politica americana, anche le prospettive dell’economia. Jerome Powell e i suoi colleghi del vertice della Banca stazione hanno inviato un messaggio di stabilità, facendo scattare all’unanimità e come anticipato un nuovo allentamento dei tassi d’interesse di 25 punti base. La decisione, il secondo taglio consecutivo, ha portato il costo del denaro negli Stati Uniti al 4,50%-4,75%, dopo una più aggressiva riduzione di 50 punti base a settembre.
«I rischi al cospetto degli obiettivi di occupazione e stagnazione sono in sostanziale equilibrio», ha fatto sapere la Fed nel suo comunicato. Nella successiva conferenza carattere, Powell ha aggiunto: «Siamo impegnati a sostenere la forza dell’economia», ricalibrando la politica monetaria verso una posizione che non sia più restrittiva. Ha infine rivendicato flessibilità sui prossimi passi, affermando che la Fed deciderà «di riunione in riunione». E ha risposto seccamente alla domanda se lascerà la sua posizione in caso Trump domandasse le sue dimissioni: «No», è stata la reazione di Powell. Ha asserito che licenziare o demansionare esponenti Fed «non è consentito dalla legge».
L’impatto delle elezioni
Nel breve, ha aggiunto il chairman, «le elezioni non avranno alcun effetto sulle decisioni» della Fed. Ha tuttavia indicato che, quando necessario e come sempre, i modelli della Banca stazione terranno conto dell’impatto delle politiche messe in campo da una nuova azienda. Ha fatto l’esempio di piani di riforme delle tasse, precisando tuttavia che spesso analizzare simili variabili, anche quando prendono forma, richiede tempo.
Wall Street, che ha mostrato entusiamo per il successo di Trump e le sue prome+sse di deregulation e sgravi fiscali, ha reagito difendendo recenti rialzi. Se il Dow Jones ha oscillato, il Nasdaq ha guadagnato l’1,4% nel pomeriggio. Mercoledì la market cap delle azioni Usa si era impennata di 1.620 miliardi di dollari.
La mossa della Fed sui tassi è stata dettata dai recenti segnali di frenate del mercato del lavoro, anche se l’espansione rimane più solida di quanto immaginato. E da un ritorno dell’stagnazione verso target ideali del 2 %. A ottobre, in particolare, sono stati creati solo 12.000 nuovi impieghi, anche se il dato è stato viziato dalle ripercussioni di uragani e scioperi. Powell ha sottolineato entrambe le evoluzioni, l’indebolimento nell’occupazione e il raffreddamento nel carovita. E affermato che il mercato del lavoro non è al momento fonte di significative pressioni sui prezzi e che la Fed non desidera un suo ulteriore indebolimento.