Le altre società che hanno collaborato all’inchiesta della Commissione saranno soggette a un dazio del 20,7%, mentre quelle che non hanno collaborato vedranno applicarsi un dazio del 35,3%. A Tesla, invece, è assegnato un dazio del 7,8%. Come già detto, a questi parametri diversificati si aggiunge il dazio già esistente e uniforme del 10%.
Dazi: quali sono le auto elettriche cinesi colpite
Facciamo un focus sulle tre case principali cinesi: Byd, Geely e Saic. Per quanto riguarda l’attuale leader mondiale delle auto elettriche, i modelli interessati saranno Atto 3 (il modello più venduto da Byd in Europa), Delfino, Sigillo Han, Tang, Seal U e Foca U. Per Geely, che possiede anche i marchi europei Smart, Volvo, Polestar, Lotus e Lynk & Co., si tratterà di Lynk&Co 02, Lotus Eletre, Lotus Emeya, Polestar 2, Polestar 3, Polestar 4, smart #1, smart #3, Volvo EX30, Zeekr 001 e Zeekr X. Infine per Saic, da noi conosciuta anche per il marchio MG, si tratterà dei modelli MG4, MG5, Marvel R, MG ZS EV e Cyberstar. A questi modelli vanno poi aggiunti quelli di altri marchi occidentali che producono in Cina modelli elettrici particolari: è il caso ad esempio della iX3 della Bmw, della Tavascan di Cupra o della Spring di Dacia. E Tesla, che per esempio in Cina produce Model 3 e Model Y: per adesso, l’azienda di Elon Musk ha risposto ai dazi europei con un aumento dei prezzi finali, anche se una parte del rincaro sarà assorbito attraverso i ricavi della stessa casa automobilistica.
Dazi: ancora esageratamente bassi per fare la differenza?
Assorbire i rincari senza alzare i prezzi al consumo sembra la strategia che intenda intraprendere anche Byd: secondo un report del Rhodium Group, think tank molto autorevole legato al governo americano, il colosso cinese potrà ancora contare su un ampio margine su ogni auto importata e venduta in Europa, nonostante i dazi. Pensiamo ad esempio al modello Seal U di Byd: al momento, costa circa 43mila euro in Europa, ovvero circa il 90% in più rispetto ai prezzi cinesi (circa 21.769 euro). In sintesi, Byd guadagna circa 14.300 euro su ogni modello Seal U venduto nell’Ue, contro i 1.300 euro guadagnati per ogni modello venduto in Cina. Se applichiamo a questo modello un dazio europeo complessivo di circa il 30%, rimarrebbe all’azienda cinese un margine del 15% in Ue. In termini numerici, significa che Byd potrebbe comunque incassare circa 4600 euro per ogni Seal U venduta nel Vecchio Continente rispetto alla Cina. Non solo: lo stesso report afferma come Byd potrebbe anche decidere di abbassare i prezzi di modo da incassare più quote di mercato in Europa: insomma, dazi che sfiorano il complessivo 30% non andrebbero a riequilibrare il mercato. Byd riesce a fare prezzi così bassi perché non produce solo automobili ma gestisce tutta la filiera produttiva: possiede miniere di litio, costruisce le proprie batterie e i propri motori elettrici che poi trasporta sulle sue grandi navi oceaniche per esportarle.
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di Gianluca Schinaia www.wired.it 2024-11-09 06:00:00 ,