Non si può lasciare la tecnologia correre a briglie sciolte, dice Ginni Rometty, classe 1957, per 40 anni in Ibm fino a salire nel 2012 sulla plancia di intimazione, senza responsabilizzare chi sposta sempre più in là la frontiera dell’innovazione. Perché se è vero che dall’intelligenza artificiale, il cloud e il quantum computing “si può generare molto valore”, non si possono nemmeno sottovalutare “i tanti rischi” che la tecnologia porta con sé.
L’allarme non arriva da un nemico del tech, ma da chi ha guidato una delle più gigantesche multinazionali dell’informatica: proprio Rometty. “Il nostro lavoro, quello delle persone che producono queste tecnologie, è portarle in modo sicuro nel mondo”, racconta in un colloquio con Wired in occasione della sua partecipazione al Leadership riunione di Performance Strategies.
Good Power: una triplice lente sulla realtà
Ginni Rometty le sue idee sul presente e sul futuro della tecnologia e della società le ha messe nero su bianco in Good Power, libro edito in Italia da Roi Edizioni. Il saggio, attraverso una triplice lente (dell’io, del noi e del mondo), mette in luce gli elementi chiave in grado di favorire cambiamenti positivi: rispetto, inclusione, tensione, progressi e condivisione.
L’innovazione gioca un ruolo essenziale nel processo di evoluzione sociale, perché – spiega – permette di “democratizzare” l’accesso alle competenze e potenziare le capacità umane, “tanto che le persone che magari non erano in grado di fare un certo lavoro con l’aiuto di queste tecnologie possono salire a un livello superiore e incassare di più”. Ma per rendere davvero “giusto” questo percorso è necessario che le tecnologie vengano introdotte in modo sicuro: “È necessario che siano adeguatamente regolamentate e che le persone che le realizzano prestino attenzione ai lati negativi almeno quanto fanno con gli aspetti positivi. In passato questo non è episodio: i social media non hanno dato sufficiente attenzione agli aspetti negativi della loro rivoluzione”.
“Ora le cose stanno cambiando”, mette in chiaro Rometty. Da un lato ci sono le aziende “che prestano sempre maggiore attenzione sul serio”, dall’altro ci sono le istituzioni che si sono lasciate ingannare una volta da big tech e hanno smesso di farsi sedurre. “La tecnologia probabilmente corre più velocemente della regolamentazione, anche se l’Europa è stata in qualche modo all’avanguardia: dopo un regolamento simbolo sulla privacy come il Gdpr adesso si è mossa con i tempi giusti sull’intelligenza artificiale. Pensa davvero che l’Europa abbia fatto un buon lavoro e che il suo approccio abbia alcuni aspetti molto positivi, perché cerca di regolamentare l’uso della tecnologia, non la tecnologia stessa”, sottolinea Rometty.