Se quando guidate siete sempre in preda allo stress e un giorno finite coinvolti in un piccolo incidente, quell’evento creerà un ricordo negativo nella vostra memoria. Da quel momento in avanti, quando cercherete di salire su un’auto quel ricordo riaffiorerà suscitando in voi paura. Anche se non ha messo in pericolo la vostra vita, l’episodio ha infatti scatenato una sindrome da stress post traumatico ingiustificata e da lì in avanti eviterete di guidare senza rendervene conto. Questo scenario può verificarsi in qualsiasi attività quotidiana.
Lo stress cambia i nostri ricordi
Il legame tra stress e timori ingiustificati è ampiamente riconosciuto. Ma perché la paura è un fenomeno che implica diversi fattori, non è possibile individuare un’unica origine. Ora però un recente studio scientifico sembra aver individuato il meccanismo neurologico che altera la memoria e scatena l’ansia dopo un evento stressante.
Secondo la nuova caccia, pubblicata sulla rivista scientifica Cells, lo stress modifica il modo in cui vengono costruiti i brutti ricordi. Le sostanze rilasciate da un corpo sottoposto a stress “intensificano” i ricordi legati alla paura, rendendoli più grandi di quanto dovrebbero. In altre parole, una persona stressata diventa più suscettibile a collegare i ricordi negativi a quelli neutri e a reagire in modo avverso a entrambi.
A seconda del tipo, ogni ricordo viene fisicamente immagazzinato in una parte o in un’altra del cervello sotto forma di engrammi. Per esempio, l’andare in bicicletta, un’abilità motoria, è associato alla regione del cervelletto, mentre gli episodi traumatici sono conservati tra l’amigdala e l’ippocampo.
Gli engrammi sono considerati le rappresentazioni grafiche dei ricordi. I neuroscienziati propongono di immaginarli come tracce o sentieri specifici in un campo con migliaia di percorsi. Quando una persona suona uno strumento musicale, il suo cervello attraversa un singolo engramma per eseguire esattamente il movimento.
I ricordi traumatici funzionano in modo simile. Dopo un brutto momento che mette in pericolo la nostra vita, il cervello attiva l’amigdala e si crea un engramma “di avvertimento”, che verrà percorso quando ci ritroveremo nello scenario che ha inizialmente portato all’esperienza negativa.
Lo studio sui topi
Lo stress può far sì che scenari neutri diventino parte di un engramma associato alla paura, vicino all’amigdala. Gli scienziati responsabili del nuovo studio sono arrivati alla scoperta grazie a esperimenti sui topi. Dopo aver indotto stress negli animali, hanno instillato in loro ricordi spiacevoli e hanno quindi controllato la loro attività neurale e il loro comportamento in scenari di pericolo. I roditori stressati avevano un engramma più grande di quelli rilassati e pertanto reagivano con paura sia in circostanze pericolose che in scenari comuni.
La chiave del processo è un regolatore chimico del comportamento neuronale dell’engramma noto come acido gamma-aminobutirrico (Gaba). “Funziona un po’ come la corda di velluto in un nightclub: fa entrare nel locale solo alcuni neuroni“, spiega Sheena Josselyn, coautrice dello studio. In condizioni di stress, tuttavia, il corpo immette nel cervello un neurotrasmettitore che impedisce il rilascio del Gaba. In questo modo, la corda cade e “molti neuroni possono entrare in quel circolo esclusivo“, aggiunge Josselyn.
Rimane da capire se i risultati emersi negli esperimenti sui topi sono validi anche per gli esseri umani. Detto questo, le scoperte fatte dallo studio potrebbero favorire lo sviluppo di terapie in grado di contrastare il meccanismo che “distorce” la memoria e disturbi associati allo stress.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.