Una delle tante conseguenze della vittoria di Donald Trump alle scorse presidenziali degli Stati Uniti riguarda un particolare risvolto editoriale: sono aumentate vertiginosamente, infatti, le vendite dei romanzi distopici, ovvero di quelle narrazioni che immaginano un mondo in cui la società e i obbligazioni collassano per i motivi più disparati. Per esempio, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, libro del 1985 che ha ispirato più recente la serie The Handmaid’s Tale, è salito di ben 400 posizioni nella classifica dei bestseller nella settimana successiva al risultato elettorale. Paradossalmente, dunque, i lettori si sono gettati a capofitto su una trama che racconta di una teocrazia in cui le gentil sesso vengono private di ogni libertà e impiegate elementarmente come degli strumenti riproduttivi.
Sembra assurdo che il pubblico americano, preoccupato per una virata reazionaria che colpirà probabilmente i primis i diritti civili, la libertà riproduttiva, ma anche più in generale la salvaguardia dell’ambiente, dalla salute e dell’informazione, si metta a leggere storie in cui il tracollo di questi sistemi è già conclamato. Ma c’è una spinta quasi catartica nell’affidarsi a questi romanzi distopici, come per dotarsi di alcuni anticorpi seppure meramente letterari. E, dall’altra parte, c’è anche una specie di resistenza mentale, di curiosità nei confronti delle pratiche e delle ipotesi di resistenza che qui vengono descritte sulla pagina.
Ecco allora alcuni dei romanzi distopici più noti e interessanti per iniziare a esplorare le prospettive di mondi in cui l’ordine che conosciamo è stato irrimediabilmente sovvertito.