I dati disponibili sono limitati. La Kff, organizzazione indipendente che analizza le politiche sanitarie, ha potuto esaminare solo i rimborsi negati nel mercato dell’Obamacare, dove nel 2021 è stato respinto il 17% delle richieste. Come sottolinea il New York Times, le assicurazioni private non sono tenute a pubblicare questi dati, rendendo impossibile una valutazione completa del fenomeno.
L’uso di sistemi automatizzati per valutare i rimborsi è sotto esame. Il sito di notizie sanitarie Stat ha pubblicato a gennaio un’inchiesta su NaviHealth, sussidiaria di UnitedHealthcare. Il reportage documenta come l’azienda utilizzi algoritmi per determinare la durata dell’assistenza agli anziani. In un caso citato nell’inchiesta, una paziente colpita da ictus ha ricevuto l’approvazione per metà dei giorni di assistenza tipicamente previsti per la riabilitazione.
Brian Thompson, l’ad dell’azienda, era stato anche al centro di polemiche nel 2021, quando l’azienda aveva annunciato l’intenzione di iniziare a negare i pagamenti per le visite al pronto soccorso ritenute non critiche. Il presidente dell’American Hospital Association aveva scritto una lettera aperta (come riporta Ap) a Thompson sottolineando come “Minacciare i pazienti di ricevere sanzioni finanziarie per aver preso la decisione sbagliata potrebbe avere un effetto paralizzante sulla osservazione di cure di emergenza”, “i pazienti non sono esperti medici e non dovrebbero essere tenuti a fare autodiagnosi durante quella che ritengono essere un’emergenza medica”.
Il libro che ha denunciato il sistema
L’indagine della commissione del Senato ha riacceso i riflettori su pratiche contestate da tempo alle assicurazioni sanitarie americane. Le stesse tre parole trovate sui proiettili dell’omicidio Thompson sono diventate il simbolo di questo dibattito quando nel 2010 il professore emerito di diritto della Rutgers University Jay Feinman le ha scelte come titolo per il suo libro-inchiesta sulle strategie delle compagnie assicurative.
Secondo quanto documenta Feinman, nei primi anni Novanta diverse compagnie assicurative, tra cui Allstate, avrebbero ingaggiato la società di consulenza McKinsey & Company per ripensare la gestione dei rimborsi. “La maggiore spesa di una compagnia assicurativa è rappresentata da ciò che paga per i rimborsi”, scrive l’autore citando i documenti dell’epoca. “Se paga meno rimborsi, mantiene più profitti”.
Il libro descrive un cambiamento nelle procedure. Gli addetti ai rimborsi, che tradizionalmente seguivano il principio “paghiamo quello che dobbiamo”, si sono trovati a lavorare con nuovi sistemi computerizzati per la valutazione delle richieste. Robert Dietz, che ha lavorato quindici anni presso Farmers Insurance, racconta nel libro: “La mia esperienza nella valutazione dei rimborsi è stata sostituita da obbligazioni generati da un computer”.
Va detto che la pubblicazione del volume ha generato diverse controversie nel settore. I documenti McKinsey citati nel libro sono stati al centro di una disputa legale durata sette anni. Allstate si è opposta alla loro divulgazione fino al 2008, quando il commissario alle assicurazioni della Florida ha minacciato di sospendere la licenza della compagnia di vendere nuove polizze nello Stato. Solo allora, riporta Feinman, l’azienda ha pubblicato sul suo sito web 150.000 pagine di documenti.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-12-06 13:46:00 ,