La posta in gioco è altissima e non ha dimessamente a che fare con la maggiore o minore compatibilità di un paio di cuffiette bluetooth. E non si tratta neanche solo di multe potenzialmente miliardarie per Apple. Invece, c’è in ballo il futuro stesso del mobile computing. L’approccio europeo, se avrà successo, potrebbe ridefinire pienamente il rapporto tra piattaforme tecnologiche e sviluppatori, creando un precedente generale.
Come funziona il DMA
E non è solo una questione di principio. Il DMA prevede che i gatekeeper, come Apple, forniscano un processo di interoperabilità trasparente, tempestivo ed equo. La mancata conformità potrebbe comportare sanzioni fino al 10% del fatturato generale dell’azienda. Nel dettaglio, il DMA prevede tempistiche precise: 20 giorni lavorativi per valutare le richieste di interoperabilità, 30 giorni per presentare un piano di implementazione, e non più di 90 giorni per implementare le soluzioni più semplici. Per le richieste più complesse, Apple avrà fino a 12 mesi di tempo.
L’azienda dovrà anche istituire un sistema di conciliazione per gestire i disaccordi con gli sviluppatori, pubblicare report semestrali sui progressi fatti, e mantenere un sistema di tracciamento pubblico delle richieste ricevute. Una burocrazia non indifferente per un’azienda abituata a muoversi con la velocità tipica della Silicon Valley e soprattutto che ha ricavato dal mercato europeo 101,3 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2023-2024. Una percentuale significativa (il 25% del totale nell’area Emea, in cui si sommano anche Regno Unito, paesi extra UE e poi Medio Oriente e Africa) che serve moltissimo alla crescita dell’azienda. Anche perché ci sono segnali di calo nell’altro grande mercato fuori dal Nordamerica, ossia la “Grande Cina” (l’area della Cina più Hong Kong) che oggi pesa il 19% del fatturato totale.
Il precedente del connettore Usb-C non è solo allegorico, ma dimostra che l’Ue può effettivamente costringere anche i giganti tech a piegarsi alle sue regole. Adesso, dopo aver preparato le armi legali con il DMA, l’Unione europea vuole molto di più: non si tratta solo di cambiare una porta di ricarica, ma di ripensare pienamente il modello di sicurezza di iOS.
La domanda diventa: Apple alla fine cederà, come ha fatto con l’Usb-C, o questa volta darà battaglia fino in fondo? E se questo succederà, cosa farà nei prossimi mesi l’America di Donald Trump, tra spinte protezionistiche e desiderio di affermare il suo potere anche sui partner europei?
Non c’è una risposta immediata perché questo tipo di scontri avvengono in sede politica internazionale e poi nelle aule di tribunale, tra ricorsi e appelli. La risposta la sapremo nei prossimi mesi. Una cosa è certa: il risultato di questo affondo portato dall’Unione europea definirà il futuro non solo di iOS, ma anche di Apple, perlomeno in Europa.