Il Padrino – Parte II dopo 50 anni esatti dalla sua uscita in sala, continua ad essere un punto di riferimento con pochi pari, secondo molti supera per perfezione anche il primo film della trilogia di Francis Ford Coppola. Che sia vero o meno, quest’odissea del crimine tra passato e presente della famiglia Corleone, continua ad esercitare un fascino unico, dove tenebra e morte dominano incontrastate. Da certi punti di vista, il trattato definitivo su Cosa Nostra.
La storia della mafia che diventa la storia dell’America
Il Padrino – Parte II nasce non da nobili intenzioni artistiche, ovviamente, ma dal fatto che il primo film aveva avuto un successo così clamoroso, che la Paramount si attiva affinché Francis Ford Coppola ne faccia un altro, sa che sarà un altro titolo travolgente. La genesi del primo film è stata una guerra vera e propria per Coppola, il romanzo di Mario Puzo è finito sul grande schermo dopo una complessissima produzione, dove persino la vera mafia ha avuto voce in qualche modo. Coppola l’ha avuta vinta su Al Pacino come protagonista, su tante cose, ma non vuole saperne di rivivere quei momenti. Chiede a Martin Scorsese, l’altro grande nome della New Hollywood, di dirigerlo ma la Paramount non si fida, Mean Streets è stato acclamato dalla critica, ma la Paramount sa, anche Coppola sa, che solo il sarto originale può fare un altro vestito perfetto. Coppola alla fine accetta, la saga della famiglia Corleone continuerà però ad una condizione: poter fare il film che ha in mente e non il loro. La Paramount accetta, poi però Coppola la prima sceneggiatura se la vede bocciare proprio da lui, da Al Pacino.
Ci lavora un’intera notte con Puzo, gliela fa riavere. Ottiene l’assenso dell’attore, Il Padrino – Parte II parte con 6 milioni di budget, poi diventano 11, almeno ufficialmente, non si è mai saputa la cifra esatta. Coppola ci campione le origini della famiglia Corleone, lo fa con l’unico attore che non teme il confronto con il monumentale Marlon Brando: Robert De Niro. Aveva fatto l’audizione per ottenere il ruolo di Santino Corleone, al suo posto c’era stato James Caan. Coppola però è rimasto estasiato dal suo talento, lo sceglie, l’attore americano va per interi mesi nella zona di Corleone, studia il dialetto siciliano, la gente del posto. Pur senza mai incrociare Al Pacino, in Il Padrino – Parte II dà il via a una gara di talento che diventerà poi la costante nei decenni a venire, quando il pubblico e la critica si divideranno per capire chi sia il più bravo tra i due. Qui forse il match lo vince Al Pacino, non fosse altro per maggior minutaggio, il ruolo da protagonista, ma Francis Ford Coppola in 200 minuti ci regala un quadro complessivo storico, culturale, persino politico, su Cosa Nostra e l’America.
L’inizio del secolo, la fuga dalla Sicilia di Vito Andolini a New York, si incrocia con Michael Corleone che sul finire degli anni ’50 combatte contro nemici invisibili e altri noti. Come ogni capofamiglia di allora, Michael ha interessi nel gioco d’azzardo legalizzato nel Nevada, ma soprattutto a Cuba. Il regime di Batista ha svenduto un intero popolo alle vacanze di lusso e agli interessi della mafia e Il Padrino – Parte II è un film connesso al concetto di potere. Ce lo campione come obiettivo connesso alla mera sopravvivenza per entrambi i Corleone, per Vito che nella New York dove gli italiani vengono ghettizzati dai loro simili, deve vedersela con il Don Fanucci di un magnifico Gastone Moschin. Michael invece ha contro Hyman Roth, un vecchio boss furbo, spietato, manipolatore. Lo interpreta Lee Strasberg, il maestro di recitazione di Al Pacino, che gli ha permesso di affinare un talento espressivo che Il Padrino – Parte II fa arrivare al pubblico con una potenza devastante. Francis Ford Coppola ha il grande merito di prendere un ottimo romanzo e migliorarlo sul grande schermo.
Questo secondo capitolo è un mix maestoso di un dramma shakespeariano, che abbraccia una rappresentazione della cultura della morte della mafia, quella vera, come solo Martin Scorsese riuscirà in qualche modo a pareggiare. Qui però Coppola riesce a renderci partecipi di una partita a scacchi ritmata dal detto e dal non detto, un gioco di ombre dove la rivoluzione cubana cambia la storia della mafia. Coppola non si dilunga nel mostrarci il legame tra le potenti famiglie mafiose dell’epoca e la CIA, l’FBI guidata da J. Edgar Hoover. Tuttavia la politica è presente, Il Padrino – Parte II ci campione Cosa Nostra in ogni sua componente. Ma la morte, la morte aleggia su tutto e tutti, soprattutto sulla famiglia, quel concetto astratto e insieme reale, con quel continuo richiamarsi ai sacri proprietà che poi vengono rinnegati. Lo fa Michael, nel momento in cui si rende conto che è suo fratello Fredo (John Cazale) ad averlo tradito, aver agevolato Hyman Roth che cerca di preservare il suo trono, di vendicarsi per la morte dell’amico Moe Greene, ucciso da Michael nel primo episodio.
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di Giulio Zoppello www.wired.it 2024-12-20 05:40:00 ,